Forum Comunista Internazionalista

Mauro Venegoni, 1903-1944

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cucchiaroni82
view post Posted on 17/5/2010, 09:03




Mauro Venegoni, internazionalista vittima dei fascisti e degli stalinisti

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Nella notte del 27 ottobre di sessant'anni fa, sulla strada che collega Busto Arsizio a Cassano Magnago, venne ritrovato il cadavere orrendamente mutilato di Mauro Venegoni. Comunista dal '21, organizzatore della resistenza nella zona, Mauro era stato arrestato pochi giorni prima dai fascisti, che lo uccisero sul posto dopo averlo torturato.

Nato a Legnano nel 1903, secondo di quattro fratelli, in fabbrica fin da giovanissimo, Mauro aderisce al PCdI dalla fondazione assieme al fratello Carlo. Arrestato una prima volta nel 1927, due anni dopo emigra in Francia e Russia. Nel 1932 rientra in Italia, tentando di organizzare clandestinamente il partito comunista in Calabria. Arrestato, dopo 5 anni di reclusione, nel 1940 viene inviato al confino ad Istonio, dove entra in contatto con Maffi, Damen e Repossi, comunisti di sinistra, maturando definitivamente le proprie posizioni critiche verso l'URSS ed il PCI; Mauro è teoricamente d'accordo con loro, li divide solo il suo "spirito barricadiero".1 Trasferito alle Tremiti, accentua le sue critiche allo stalinismo e viene radiato dal PCI.
All'indomani della caduta del fascismo, Mauro scrive su un quaderno una lunga riflessione.2 Oltre a parlare esplicitamente di imperialismo anglo-americano, sostiene che "stiamo entrando in una fase di crisi politica del regime borghese, della guerra civile e della lotta armata, insurrezionale, del proletariato e dei suoi alleati (artigiani, contadini poveri, piccoli impiegati) per la lotta finale contro la borghesia e la conquista del potere politico da parte dei lavoratori rivoluzionari".3
Dopo l'8 settembre '43 i fratelli Venegoni fondano il gruppo de "Il lavoratore", stampando l'omonimo giornale diffuso tra gli operai dell'altomilanese e del basso varesotto. Il gruppo, grazie anche all'influenza di vecchi comunisti di sinistra quali Fortichiari, Lanfranchi e Repossi, assume posizioni critiche verso lo scioglimento dell'Internazionale e il PCI, accusato di settarismo e di interclassismo.
Ma le critiche finiscono qui. Dopo l'8 settembre, viene data la priorità all'unità nella lotta antifascista accantonando temporaneamente i motivi di dissenso, mentre il gruppo chiede a più riprese di confluire nel PCI. Il PCI si rende conto di avere a che fare con un gruppo radicato nella classe operaia, molto attivo nella lotta contro i fascisti. Nei confronti di esso alterna calunnie ad aperture; alla mano tesa degli incontri di chiarificazione seguono attacchi pesantissimi. Il giornale del gruppo viene definito "organo dei rottami del putrido sinistrismo italiano e delle canaglie trotschiste [..] di una decina di individui incarogniti dall'odio contro il Partito e i suoi dirigenti.4 Quando nel settembre 1944, dopo la sospensione delle pubblicazioni del giornale, il gruppo confluisce nel PCI, Mauro non accetta il compromesso. Su di lui pendeva il provvedimento emanato alle Tremiti, ed il PCI non aveva mancato di rimarcare il fatto.5
Mauro si getta nella lotta con abnegazione, inquadrato nelle brigate Garibaldi. Per lui l'obiettivo primario rimane quello di abbattere il fascismo per poi lottare per il comunismo. Gli stalinisti lo controllano e, contemporaneamente, creano cinicamente le condizioni per il suo isolamento.
Il giorno prima del suo arresto Mauro si incontra col fratello Carlo a Milano. Da due settimane è isolato, gli hanno tagliato i collegamenti. E' venuto a conoscenza che il PCI ha ordinato di rompere ogni contatto con lui in quanto non iscritto al partito.
Mauro era esasperato. L'ho visto in uno stato di esasperazione tale da non saper più connettere: aveva acceso il gas, ché stavamo cocendo un po' di riso, poi si è spento il gas e lui è tornato ad aprirlo senza accendere il fuoco e a un certo momento io sentivo la puzza del gas… tanto era esasperato nel raccontarmi la sua vicenda. 6
L'isolamento lo spinge ad esporsi alla ricerca di contatti che non trova; si sposta nel bustese e viene arrestato.
La sua fine tragica desta sgomento tra gli operai della zona. Mauro era conosciuto e stimato.
La spregiudicatezza del PCI non ha limiti. Dopo averlo osteggiato in vita ed isolato in clandestinità, favorendone così la cattura, lo trasformano in un martire. A Mauro Venegoni vengono intitolate numerose sezioni del partito.
Ricordare oggi il sacrificio di Mauro Venegoni significa far tesoro di almeno due validi insegnamenti.
1) La mancata comprensione - da parte di Mauro così come del gruppo de Il Lavoratore - della natura imperialista dell'URSS e del ruolo controrivoluzionario del PCI: comprensione tutt'altro che facile e scontata in quella fase, sotto la pressione della guerriglia. Questo limite fu determinante, e contribuì all'esaurimento di un'esperienza che, altrimenti, avrebbe potuto orientare la classe operaia su posizioni di classe, quindi in contrapposizione al PCI interclassista. Una volta liquidato il gruppo dissidente, il partito staliniano rispose alla determinazione e alla correttezza rivoluzionaria di Mauro favorendone l'isolamento in una situazione precaria quale la clandestinità.
2) La borghesia deforma a propria convenienza il sacrificio degli operai, tentando di trasformarli in icone inoffensive. La retorica resistenziale ci ha consegnato (e celebra tutt'ora) il ricordo di Mauro Venegoni come "patriota", mettendo in secondo piano la stessa esperienza de Il Lavoratore.

In realtà Mauro non è mai stato un patriota. Il suo impegno nella resistenza era finalizzato inequivocabilmente all'abbattimento del capitalismo e alla lotta contro la borghesia.
Spetta ai rivoluzionari fare tesoro dell'esperienza rivoluzionaria di Mauro Venegoni. Spetta ai rivoluzionari collocarne la figura al giusto posto dei caduti per il comunismo, contro lo stalinismo, contro il capitalismo.

A.P.

Note:

1. Arturo Peregalli, L'altra resistenza. Il PCI e le opposizioni di sinistra, Graphos 1991, pag. 297

2. Sintesi sulla storia del fascismo e sulla sua caduta in Italia. Opinione di un operaio comunista. Agosto '43, riportata in I fratelli Venegoni e la Resistenza operaia nel legnanese, CGIL Ticino Olona, pagg. 67-93

3. I fratelli Venegoni…, cit, pag. 93

4. Il Lavoratore giornale controrivoluzionario, "La Nostra Lotta", aprile 1944

5. Le Brigate Garibaldi nella Resistenza, volume I, pag. 161.

6. Luigi Borgomaneri, Due inverni, un'estate e la rossa primavera, Franco Angeli, 1995, pag. 230


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Una vita sotto gli occhi della censura. Relegato nel campo di concentramento fascista di Istonio Marina (Vasto, in Abruzzo), Mauro riuscì a tenere, nei limiti del consentito, una fitta corrispondenza con la famiglia. Questa è una busta da lui spedita, così come è giunta al fratello Guido, allora sotto le armi. La lettera ha superato ben due censure preventive: quella del campo di concentramento e quella delle autorità militari.

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