Forum Comunista Internazionalista

Giordano Bruno, 1548-1600

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Bèla Kun
view post Posted on 10/1/2010, 16:45




Giordano Bruno

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Giordano Bruno (il suo vero nome era Filippo Bruno, ma assunse quello di Giordano entrando nell'ordine domenicano) nato nel 1548 a Nola, presso Napoli (dove studiò e ricevette una prima formazione di stampo aristotelico), prese i voti, ma ben presto i suoi dubbi sulla dottrina trinitaria e su quella dell'incarnazione lo misero in contrasto con gli ambienti ecclesiastici.
Allontanatosi da Napoli nel 1576, iniziò a peregrinare per l'Europa: prima a Ginevra, poi a Tolosa. A Parigi godette del favore di Enrico III ed ebbe inizio la sua produzione filosofica.
Trasferitosi in Inghilterra e accolto dalla regina Elisabetta, insegnò ad Oxford e effettuò fra il 1583 e il 1585 la stesura dei dialoghi italiani e di alcune opere latine.
Ritornato a Parigi, nuovi contrasti con gli ambienti universitari a proposito delle teorie copernicane lo costrinsero a trasferirsi in Germania, dove insegnò a Marburgo, Wittemberg e Francoforte e in Boemia, a Praga.
Accettò infine l'ospitalità del nobile veneziano Giovanni Mocenigo, dato che Venezia aveva fama di città libera dalle influenze della Chiesa. In realtà Mocenigo mirava a carpirgli "l'arcano della magia", illudendosi che Bruno fosse un alchimista. Deluso nel 1592 lo denunciò all'Inquisizione e lo fece arrestare per i suoi dubbi sulla funzione della religione e i sospetti di eterodossia gravanti sulle sue dottrine. In un primo tempo riuscì ad evitare la condanna con una parziale ritrattazione, ma nel 1593 fu trasferito all'Inquisizione di Roma e , dopo sette anni di carcerazione, fu condannato dal gesuita Roberto Bellarmino a bruciare sul rogo a Campo dei Fiori (Roma) il 17 febbraio del 1600: l'imputazione mossagli fu di dubitare della trinità, della divinità di Cristo e della transustanziazione, di voler sostituire alle religioni particolari la religione della ragione come religione unica e universale e di affermare che il mondo è eterno e che vi sono infiniti mondi.
In carcere si era difeso con abilità, facendo una sottile distinzione fra il credente che accetta senza discutere le verità rivelate ed il filosofo che le sottopone al vaglio critico della ragione e al momento della sentenza, ecco la sfida lanciata agli inquisitori da Bruno: "Tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell'ascoltarla".
Il gelido Bellarmino si indignò perché "ben diciassette interrogatori e cinque ore di torture non erano serviti a far abiurare l'ex religioso protervo e segaligno". Bruno sostenne infatti le sue posizioni con fermezza e con grande coraggio: negli ultimi istanti della sua vita fu imbavagliato per impedirgli di parlare.
I suoi libri vennero immediatamente posti all'Indice-Riportiamo dall'Indice cui don Giovanni Casati dà l'imprimatur "in Curia Mediolani die 17-10-1938", pag.58:

"BRUNO (1548-1600). Nato a Nola, morto a Roma sul rogo. Frate domenicano, eretico, bruciato vivo in Campo di Fiori; termine fisso di tutti i denigratori della Chiesa, i fautori del libero pensiero. Spirito irrequieto e sensuale, il Bruno apostatò presto, abbracciò le nuove dottrine scientifiche antiaristoteliche e anche il calvinismo, arrestato a Venezia, fu dall'Inquisizione portato a Roma. Filosofo e scrittore se non dei più significativi, certo interessante per lo studio del tempo e delle nuove idee; spirito anguillante e dubbioso, precursore del moderno criticismo; in politica fu fautore dell'assoluta sovranità dello Stato, in senso antipapale; di carattere orgoglioso, morì impenitente".

Tra i suoi libri

- 'Il candelaio', commedia dal Carducci detta volgarmente sconcia e noiosa; vi deride le pratiche superstiziose della magia e dell'alchimia, la pedanteria scolastica, la religione e l'onestà dei costumi come imposture.

- 'La cena delle ceneri', dialoghi sul moto della terra, la pluralità di soli e astri, l'infinità dell'Universo; scritto contro i dottori di Oxford coi quali aveva disputato in conversazioni dopo cena; sostiene la dottrina copernicana e tratta a modo suo la questione della S.Scrittura.

- 'De la Causa Prompicio e Uno', panteista, nega l'immortalità dell'anima e dà intelligenza all'Universo.

- 'Lo spaccio della bestia trionfante', bizzarra favola mitologica in tre dialoghi in cui gli Dei raccontano le loro oscenità; contro le superstizioni: proclama la religione naturale; mette in unico fascio paganesimo, maomettianesimo e cristianesimo. Libro dell'etica bruniana, mette la natura al posto di Dio, nega ogni religione positiva, morale e in fondo, egoistica.

- 'De gli eroici furori': dialoghi in prosa e in verso, l'opera sua più vasta con idee neoplatoniche e antipetrarchiste. L'eroico furore è l'entusiasmo interiore, quel che di divino in noi che sprona all'agire ma che, frutto della sapienza razionale, fa deridere l'appoggio nell'aiuto di Dio.



Il cardinal Bellarmino nella sua lunga vita fu anche artefice della carcerazione di Tommaso Campanella e della persecuzione di Galileo (nel 1615). Fu proclamato santo da Pio XI il 29 giugno 1930, e dottore della Chiesa Universale il 17 settembre 1931. Oggi lo si venera come patrono dei catechisti, e sul suo epitaffio sta scritto: "la mia spada ha sottomesso gli spiriti superbi". Dopo 400 anni Woytila ha affidato, al Segretario di Stato, cardinal Angelo Sodano, un messaggio rivolto, a suo nome, al convegno su Giordano Bruno tenutosi nel febbraio 2000 a Napoli, in cui si afferma che quel "triste episodio della storia cristiana moderna ci invita a rileggere anche questo evento con spirito aperto alla piena verità storica". Sodano ritiene che le "scelte intellettuali" del filosofo nolano rimangano "incompatibili con la dottrina cristiana", ma non c'è dubbio -sottolinea- che "aspetti di quelle procedure" seguite dai tribunali dell'inquisizione di Venezia e di Roma, per giudicare il frate domenicano accusato di "eresia", ed "il loro esito violento per mano del potere civile non possono non costituire oggi per la Chiesa un motivo di rammarico". Allo stesso convegno il domenicano Cottier (ordine che si è sempre distinto per fornire efferati inquisitori) ha cercato di spiegare il senso della "purificazione della memoria", facendo una distinzione tra "la Chiesa che è sempre santa" ed "i suoi membri che possono essere peccatori", appellandosi al contesto storico in cui si trovarono ad agire teologi e giudici dell'inquisizione (lo spirito Santo era distratto?).

Nel mondo cattolico c'è ancora chi rimpiange i bei tempi del cardinal Bellarmino e pensa che mandare al rogo Bruno fu giusto; così è scritto nella rivista cattolica integralista milanese 'Il Timone' n.6 marzo/aprile 2000:"Giordano Bruno era un prete domenicano e la Chiesa aveva tutto il diritto di chiedergli conto di quel che andava predicando a destra e a manca. Le idee, infatti, non sono armi spuntate e innocue: un solo libro può fare molti danni (pensiamo a Marx, per esempio). Certo, alla mentalità odierna può sembrare eccessivo perseguire qualcuno per quel che predica, ma alla fine del Cinquecento non si pensava così. Quell'epoca aveva visto sanguinosissime guerre di religione, tutte scatenate dalle prediche di monaci come Lutero e preti come Calvino. Il dissenso religioso era, insomma, pura dinamite a quell'epoca, e la Chiesa era costretta a serrare i suoi ranghi e mantenere stretta vigilanza sui suoi uomini." Di tenore simile la lettera del vescovo Maggiolini (5 febbraio 2000 su 'Il Giorno') titolata "Giordano Bruno e la nuova inquisizione", che sarebbe quella dei laici e dei massoni, che la Chiesa fa male a soddisfare perché "... a nome di chi la Chiesa si umilia nell'invocare misericordia?"

Pensiero scientifico libero dalla teologia


Con Giordano Bruno siamo in pieno Rinascimento, epoca di rinnovamento radicale...l'indagine della natura comincia ad apparire come strumento indispensabile per la realizzazione dei fini umani nel mondo. Gli studi e le speculazioni mistico filosofiche di Bernardino Telesio (Cosenza 1509-1588), Tommaso Campanella (Stilo di Reggio Cal. 1568-1639) e Giordano Bruno di Nola (1548-1600), permettono l'affermazione nel pensiero europeo di quella visione rigorosamente naturalistica che segnò il passaggio dalla filosofia antica e medievale alla filosofia moderna.
L'autorità ecclesiastica finì per dichiarare incompatibili con la fede cattolica le teorie che tentavano di scardianre i principi che avevano costituito per secoli le basi della religione cattolica, condannando tutti i libri che le sostenevano (a partire dalla teoria copernicana). La Chiesa dal canto suo minacciata dallo sviluppo del protestantesimo era arrivata a vedere nella sola ignoranza dei fedeli la sua difesa. Lo dimostra una relazione di prelati inviata al Papa nel 1533 che avverte:"Debbono farsi tutti gli sforzi acciocché si permetta il meno possibile la lettura del Vangelo... Basti quel pochissimo che suol leggersi nella messa, né più di quello sia permesso leggere a chicchesia. Finché gli uomini si contentarono di quel poco, gli interessi della Santità Vostra prosperarono. Ma quando si volle leggere di più, cominciarono a decadere. Quel libro, insomma (Il Vangelo, cioè ndr.) è quello che più di ogni altro ha suscitato contro di noi i turbini e quelle tempeste per le quali è mancato poco che noi fossimo interamente perduti. Ed invero, se qualcuno lo esamina interamente e diligentemente, e poi confronta le istituzioni della Bibbia con quel che si fa nelle nostre chiese, si avvedrà subito che la nostra dottrina è molte volte diversa e, più spesso ancora, ad essa contraria...". (da Il libro nero del Cristianesimo di Jacopo Fo, Malucelli e Tomat- Edizioni Nuovi Mondi).
Ma Giordano Bruno, in perenne contrasto con quelle autorità, infiammato dalla visione della natura a cui era pervenuto interpretando e portando alle estreme conseguenze la teoria di Copernico, dedusse non solo l'infinità del mondo, ma anche l'esistenza di Dio, come anima universale del mondo stesso e le necessità di emanciparsi dalla tradizione ecclesiastica per raggiungere la verità.

Bruno sviluppa nei suoi libri una concezione del mondo risolutamente materialista e unitaria, che gli procurerà tre scomuniche: quella dei luterani, dei calvinisti e dei cattolici, ma gli varrà in seguito l'ammirazione di Spinoza e di Hegel. Comunque, più dell'eterodossia delle sue opinioni, a renderlo insopportabile alle istituzioni religiose fu la sua capacità di modificarle. Più che scettico, Giordano Bruno era relativista. Nel 1588 anticipando di quasi due secoli la tolleranza dei Lumi, scrisse che la sua religione era quella "della pacifica convivenza tra le religioni, fondata sull'unica regola della mutua intesa e della reciproca discussione". Mentre ripone la sua fiducia nella "ragione di ciscuno", Bruno disprezza i dotti. E si identifica spesso con l'asino, che nella sua ignoranza, pazienza e ostinazione rappresenta l'allegoria emblematica di chi ricerca la verità.

Se Galileo, nato vent'anni dopo, inaugurerà la modernità, Bruno resta legato ai modi di pensiero arcaico. Ma al di là del tributo impostogli dalla sua opera -poiché le idee nuove non nascono mai nella forma chiara e netta che la posterità conferisce loro retroattivamente. In Giordano Bruno troviamo elementi di ermetismo, di magia naturale, di filosofia neoplatonica che uniti insieme producono una concezione audace e visionaria del mondo.
Sebbene non gli si possa attribuire nessuna scoperta scientifica di rilievo, Bruno ha giocato così un ruolo essenziale, "preparando le menti alla rivoluzione galileiana"(Jean Marc Levy-Leleblond su Repubblica 2-2-2000).
Bruno, andando oltre Copernico, stabilì che la Terra è un pianeta come tantissimi altri e affermò che non aveva senso la divisione dell'universo in cosmo perfetto e mondo sublunare imperfetto. Egli proclamò l'unità del cielo e della Terra, l'identica natura del Sole e delle stelle, l'infinità dell'universo e la pluralità dei mondi abitati. Giordano Bruno, il "sognatore", rifiutando la cieca ubbidienza alle dottrine della Chiesa d'allora, trovò in Copernico una figura da esaltare, che sfidava la Chiesa nelle sue inflessibili tradizioni. Egli si avvalse della teoria di quello che considerava il suo maestro e la estese a coinvolgere l'intero universo. Laddove la teoria di Copernico trattava del moto della Terra, Giordano Bruno immaginava un universo infinito, popolato da un'infinita di stelle come il nostro Sole, ciascuna circondata da pianeti su taluni dei quali crescono e prosperano esseri intelligenti.

Nella filosofia, ma soprattutto nella cosmologia bruniana si ritrovano concetti estramamente innovativi che quindi risultano veramente rivoluzionari e destabilizzanti se considerati nell'ottica del XVI secolo. Basti pensare che l'universo ipotizzato da Bruno è in tutto e per tutto simile a quello delineato dalle conoscenze moderne, tanto che fu oggetto di molte critiche anche da parte di quelli che sono considerati i padri della cosmologia moderna,come Galileo e Keplero, i quali con i loro mezzi conoscitivi non potevano ipotizzare sulla base di un ragionamento matematicamente rigoroso l'infinità dell'universo o la pluralità dei mondi. Un'opposizione convinta alle nuove teorie cosmologiche fu portata anche dagli esponenti della vecchia cultura aristotelica e scolastica, ma sopratutto dagli apparati ecclesiastici che vedevano minacciate molte importanti verità di fede; la molteplicità di mondi abitati asserita da Bruno creava pericolose difficoltà teologiche che scatenarono la violenta reazione di cattolici e protestanti.

Bruno, nelle prime pagine de 'La cena de le Ceneri' denuncia il cinismo della <<conquista>> dell'America mascherata da <<scoperta>> dei moderni Argonauti, mossi non dal desiderio di conoscenza ma dall'avidità di guadagno. "Essi hanno turbato la pace altrui, confiscato ad altri uomini le loro terre e le loro ricchezze, distrutto le loro religioni e i loro costumi(...)". Un grandissimo merito di Bruno è proprio quello di essere stato uno dei rari testimoni della sua epoca che abbia osato denunciare la pirateria dei conquistatori.
Questa critica avanzata da Bruno è mossa dall'ideale di conoscenza. "l'eroico furore", che lo anima e a cui ha sacrificato benessere ma anche la propia pace (negli ambienti accademici fu costantemente osteggiato per la modernità delle sue idee: un testimone, presente a una sua lezione a Oxford, riferì:"Tentava di far stare in piedi l'opinione di Copernico, per cui la terra gira e i cieli stanno fermi; mentre in verità, era piuttosto la sua testa che girava, e il suo cervello che non stava fermo")

Conoscere costa fatica e tempo. Questo prezzo, Bruno era cosciente di averlo pagato. Nell''Oratio valedictoria' egli infatti dichiara:<<faticando profittai, soffrendo feci esperienza, vivendo esule imparai>>.
E mentre scriveva queste righe ancora non sapeva che, come Socrate, anch'egli avrebbe pagato con il prezzo supremo il suo crimine di essere un filosofo libero. <<non a caso il filosofo infiammato dall'amore per la conoscenza conclude la sua esistenza, come la farfalla dei 'Furori', nella luce di un rogo>>. (da Anacleto Verrecchia, Giordano Bruno. La falena dello spirito.)

Verrecchia rivendica poi l'importanza scientifica del pensiero di Bruno. Esso anticipa, con l'omogeneità di tutte le creature e l'evoluzione continua del mondo, l'evoluzionismo di Darwin e le mutazioni delle specie. Entusiasta del copernicanesimo e dell'onnicentrismo di Cusano nell'universo infinito e senza centro, Bruno fu il primo a dire che il sole ruota intorno al proprio asse, che le stelle fisse sono soli, che la terra è schiacciata ai poli. Anticipò le tre leggi di Keplero, la forma ellittica dell'orbita dei pianeti e intuì il rapporto inversamente proporzionale dalla loro velocità con la distanza dal sole. Verrecchia afferma che egli anticipò la teoria della relatività. Anzi, quasi la superò. Perché la relatività, per cui spazio, tempo,massa, velocità ecc. si contraggono e reagiscono tra loro, lega gli elementi in un modo che avrebbe dovuto indurre Einstein a proclamare l'organicità, invece della meccanicità, delle leggi naturali.
Galilei, dice Verrecchia, prese molte idee da Bruno senza nominarlo, cosa che Keplero gli rimproverò. Ma nominarlo, aggiunge, sarebbe stato pericoloso, data la sua cattiva reputazione, e Galilei non aveva la forza morale di Bruno. Per di più era uno scienziato e non un filosofo, esplorava il come ma non il perché dei fenomeni, era empirico e non metafisico.

Occorreranno tre secoli e le rivoluzioni inglese e francese perché le scoperte di Galileo e Copernico e le intuizioni di Bruno potessero divenire patrimonio dell'umanità.

La scienza della società ancora attende la sua rivoluzione.


febbraio 2005
Giovani Internazionalisti

fonte: www.redscintilla.com
 
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