Bèla Kun |
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| Béla Kun
Tra i fondatori del Partito comunista ungherese nel 1918, Béla Kun guidò l'insurrezione del marzo 1919, che portò alla proclamazione di una repubblica di tipo sovietico. Durante il biennio rosso europeo il proletariato ungherese era attraversato da forti tensioni radicali, mentre il Partito socialdemocratico non aveva né una linea politica definita né la tradizione di quello austriaco. Dopo una breve fase di acuta crisi sociale, in cui le fabbriche furono occupate e le masse diedero vita a una grande mobilitazione, i socialdemocratici accettarono il programma proposto dai comunisti di Béla Kun, orientato all'instaurazione della dittatura del proletariato. Con l'appoggio di alcuni settori della socialdemocrazia, egli diresse il nuovo governo, ricoprendo anche la carica di commissario degli esteri. Per un breve periodo sembrò che la rivoluzione potesse ancora prevalere nell'Europa centrale. Béla Kun in un estremo sforzo di rompere l'isolamento, inviò a Vienna propri emissari con il compito di preparare insieme ai comunisti austriaci l'insurrezione per il 15 giugno 1919. Ma l'azione fallì: il consiglio operaio di Vienna sconfessò l'azione, centinaia di militanti comunisti furono arrestati in tutto il paese e un tentativo di sommossa fu soffocato nel sangue. Indebolito all'interno dalla crescente opposizione contadina al comunismo di guerra instaurato per far fronte alla disastrosa situazione economica, minacciato dalle truppe ceche e romene appoggiate dagli eserciti dell'Intesa, sabotato dalle classi proprietarie e dai vecchi quadri dell'esercito, Béla Kun dovette rassegnare le proprie dimissioni di fronte al soviet di Budapest il 1° agosto. Pochi giorno dopo le truppe romene entrarono nella capitale, insediando al potere il capo delle forze controrivoluzionarie, l'ammiraglio Miklos Horthy, il quale scatenò in tutto il paese il "terrore bianco". Nell'estate del 1919 l'ordine tornò a regnare in tutta l'Europa centrale. l'ammiraglio Miklos Horty... 
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