Forum Comunista Internazionalista

Perché la protesta sociale in Venezuela?, articolo da 'El libertario'

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Schopenbach
view post Posted on 25/4/2010, 12:18




E' di marzo, ma ancora molto attuale (e lo sarà per un po')..

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da el libertario

La maggior parte delle cifre di seguito presentate possono essere verificate ( con ampia indicazione delle fonte originali) nel Report PROVEA 2008/2009, all’indirizzo www.derechos.org.ve. Gli altri dati inclusi sono stati estratti dalla stampa e sono rintracciabili attraverso internet.

I.-

Si evidenzia il fallimento dell’attuale politica agro alimentare, segnalando che le importazioni del settore sono salite da 1.626 milioni di dollari nel 1999 a 7.477 nel 2008. Solo nell’ultimo anno per garantire l’approvvigionamento di alimenti a prezzo agevolato, il Governo ha dovuto acquistare dall’estero il 57,9% di tutti i prodotti necessari. Così si è passati da un modello di importazione alimentaria che, negli anni novanta, costava per singola persona 75 dollari all’anno, ai 267 dollari dell’epoca attuale.

Il problema però non risiede solamente nell’accresciuta dipendenza dall’estero per le derrate alimentari, ma anche nell’inflazione del settore giunta nel 2008 al 46,7% e nel 2009 arrivata sopra il 36%. Questa escalation dei prezzi non viene compensata in alcun modo dai limitati aumenti al minimo salariale e nemmeno dalla distribuzione di alimenti a prezzo popolare attuati attraverso il progetto MERCAL, progetto tra l’altro, già adesso in schietta agonia a causa della corruzione e della mancanza di riforniture.

Come conseguenza diretta di una strategia governativa che si è appoggiata sulla capacità di acquisto dello Stato e non sullo sviluppo della produzione, (senza differenziarsi va riconosciuto, da quella che è diventata ormai la regola storica del rentismo/ assistenzialismo frutto delle entrate petrolifere), la recente svalutazione colpirà in maniera dura e diretta il nostro consumo alimentare. In Venezuela si lotta perché non siano i gradini più bassi della società quelli che pagano il costo degli errori, la mancanza di lungimiranza e la corruzione del potere.

II.-

Da quando questo Governo è salito al potere, nonostante il fatto di poter contare su introiti nazionali maggiori che in qualsiasi altro periodo della storia nazionale, la situazione di povertà ed esclusione che persiste per ampi settori della società venezuelana ha aggravato la violenza urbana. Se nel 1998 abbiamo avuto una stima nazionale di 4.550 omicidi, il saldo per l’anno 2008 è stato di 14.568 morti. Se il fenomeno viene visto da un’altra prospettiva si può affermare che la popolazione venezuelana è cresciuta in questo decennio del 19,1%, mentre il tasso di omicidi è salito al 320,1%.

E’ noto che mentre sia la boliborghesia ( la nuova burocrazia creatasi con l’avvento di Chavez, lett. borghesia bolivariana), sia le vacche grasse del governo e del PSUV, il partito socialista unito venezuelano, si appoggino, per essere protetti, a numerosi guardaspalle (pagati con contributi pubblici), tutti gli altri cittadini siano costretti a rinchiudersi nelle loro case per evitare di essere vittime dei delinquenti o ancora peggio della stessa polizia. Su questo ultimo aspetto esistono delle cifre davvero tenebrose: nel 2008 ci sono stati 205 omicidi attribuibili a evidenti violazioni del diritto alla vita da parte dei corpi repressivi dello Stato (in 2/3 dei casi si tratta di vere e proprie esecuzioni), mentre sotto la sospettosa etichetta di “resistenza all’autorità” si sono contate 1.820 morti.

In questo contesto di violenza incontrollata, ogni giorno vanno a lutto sempre più famiglie venezuelane. Questa situazione però, non disturba per nulla il governo che, mentre concentra i suoi sforzi nella perpetuazione al potere e nel convincere dell’infallibilità del “ Mio Presidente-Comandante”, attribuisce impudicamente questo clima a “sensazioni di insicurezza creata dai mezzi di comunicazione dell’opposizione.”.

III.-

Nonostante chi ha governato il Venezuela negli ultimi 11 anni abbia avanzato tanti soldi e altrettanta parlantina di amore per il proprio popolo, il fallimento nel risolvere il principale problema sociale, quello del diritto alla casa, è stato fuori dal comune. Nel lasso di tempo che corre dal 1999 al 2008 si sono costruite in totale 300.939 nuove abitazioni (comprendendo pubblico e privato), cifra assolutamente insufficiente, dal momento che lo stesso Stato stimi un attuale deficit abitativo che si attesta attorno ai 3 milioni di unità abitative. Sarebbe necessario costruire 300 mila abitazione _ogni anno_ per colmarlo.

Bisogna sottolineare però che i capi della “bella rivoluzione” sono stati diligenti nel risolvere le proprie esigenze abitative personali e a provarlo ci sono le “ town houses” e le “ pent house” di quelli che sfruttano in urbanizzazioni di lusso le città venezuelane. Con un esempio simile anche nelle alture delle città, non deve sorprendere la gran cifra di denunce di corruzione e incapacità fra la media e piccola borghesia che invece dovrebbe risolvere le domande della collettività per un tetto degno e di proprietà dove vivere.

Questa situazione ha generato una crescente flusso di malcontento popolare: fra l’ottobre del 2007 e il settembre del 2008 ci sono state 457 manifestazioni indette su questa tematica, cifra che è passata a 588 proteste collettive da ottobre del 2008 al settembre del 2009. La risposta del supposto “Governo popolare e rivoluzionario” è stata la criminalizzazione di queste azioni, fino all’incarcerazione o alle misure giudiziarie ( 58 detenuti nell’ultimo periodo dei quali 23 sono stati obbligati alla presentazione in tribunale) o ancor più grave alla repressione armata ( 67 feriti e un assassinato per mano dei corpi repressivi).

IV.-

Il carosello di nuovi capetti, carichi di nuovi abbondanti investimenti e annunci di programmi magniloquenti, sfila ripetutamente di fronte ai nostri occhi, nonostante la situazione della sanità pubblica permanga in un palese stallo, se sottoposta a qualsiasi analisi mediamente completa, e nonostante l’impegno degli enti pubblici nel negare informazioni che sarebbero invece obbligati a divulgare, o nel pretendere di screditare chiunque esca dalla propaganda contenuti nei libretti officiali.

La realtà è dura, per darne un esempio, si pensi che il Governo per mezzo del ministro Ministro T. El Aissami, il 16.12.08 ha minacciato di “prendere a calci in quanto faziosi e bugiardi” i realizzatori di un reportage che documentava la crisi profonda sofferta dalla tanto pubblicizzata Mision Barrio Adentro, per poi dover riconoscere, nel 20.09.09 per bocca del Presidente, che 2.000 moduli di questo programma( su un totale di 3478) mancavano effettivamente di personale medico.

Questo senza azzardarsi a menzionare altre gravissime situazioni, come la denuncia del fatto che solo il 4% di quanto investito nell’equipaggiamento delle missioni, è provvisto di un supporto adeguato di fatturazioni. Le soluzioni promesse per risolvere la situazione attuale sono poi di questa risma se non ancora più allarmanti. Per esempio il delegare il monopolio della contrattazione delle assicurazioni HCM, per più di 2 milioni di lavoratori pubblici, ad un’impresa il cui capo è il tristemente celebre Orlando Castro. Davanti ad annunci di questo tipo l’unica opzione è chiara:” O si protesta o ci si abbassa!”

V.-

Se qualcosa lascia a nudo la farsa di 11 anni di proclamata rivoluzione è il flusso di problemi che affliggono la classe lavoratrice. Si confondono le cifre o si applicano meccanismo irregolari di contrattazione temporale ( ad esempio, attraverso le Missioni, nelle cooperative o nelle “imprese socialiste”) e mentre gli analisti economici più influenti indicavano che sul finire del 2009 il tasso di disoccupazione reale si aggirava attorno al 12% della popolazione economicamente attiva, le cifre officiali ne riconoscevano solamente l’8%. Fra quelli che lavorano, il 44,9% lo fa nel settore informale dell’economia, il nero, con tutti gli svantaggi che ne conseguono.

Si aggiunga che a partire dal 2009, l’entrate dello stipendio cominciarono a risultare insufficienti per soddisfare le necessità di consumo, anche nell’essenziale (il cosiddetto paniere base) e questo poteva essere riconosciuto tanto nelle statistiche officiali quanto nella vita quotidiana. La caduta si è fatta ancora più acuta nel gennaio del 2010 con la macro svalutazione che ha anche avuto il ruolo di concludere la favola dei lavoratori del Venezuela con i salari più alti di tutta l’America Latina.

Come non mai sotto il mandato di questo governo, questi e molti altri problemi hanno portato alla moltiplicazione delle espressioni di malcontento dei lavoratori. Fra l’ottobre del 2008 e il settembre del 2009 si sono registrate 983 azioni di protesta operaia, le quali, circa all’80%, sono state attuate da lavoratori del servizio pubblico. La risposta ufficiale è stata la calunnia e la criminalizzazione, arrivando sino alla repressione violenta contro 43 manifestazioni, con il risultato di più di un centinaio di feriti e l’assassinio di due manifestanti nel gennaio del 2009 nello stato Anzoátegui e senza dimenticare i 33 lavoratori e sindacalisti vittime di misure giudiziarie solo per aver partecipato a queste proteste.

VI.-

Secondo l’Osservatorio Venezuelano delle Prigioni, la violenza dentro le carceri del paese è arrivata a 366 morti e 635 feriti nell’anno 2009, dati che, dopo 11 anni di gestione di questo governo, si sommano a 4030 morti e 12036 feriti, nella maggioranza per colpa di armi da fuoco. Queste cifre rendono chiaro perché le prigioni della rivoluzione bolivariana si sono guadagnate il triste merito di esser considerate fra le più sanguinarie del mondo.

Questa brutalità omicida è possibile all’interno dei carceri grazie alle organizzazioni di trafficanti di armi, e di altre “mercanzie”, integrate da agenti della Guardia Nacional Bolivariana ed ora dalla cosiddetta Direzione Nazionale dei Servizi Penitenziari del Ministro del Potere Popolare per le Relazioni interiori e della Giustizia. Questo sporco business è diventato florido contando sull’indifferenza, incapacità e complicità dei 17 Direttori dei Servizi che si sono alternati agli incarichi dal 1999.

Come esempio dell’infamia di questi burocrati, risulta l’attuale occupante della Direzione, la quale, nel gennaio 2010, di fronte al massacro della Planta di Caracas, prigione dove morirono 10 detenuti e 19 furono feriti, con cinica mancanza di vergogna ha attribuito la causa di questi avvenimenti al fatto che nelle carceri come nelle famiglie, esistono problemi fra i membri, spiegando i litigi come un semplice riflesso della vita familiare e concludendo accusando i parenti e i visitatori dei detenuti di essere i responsabili dell’introduzione di armi. Nel caso interessasse, questa funzionaria con un master in criminologia, i capelli tinti e il Blackberry al seguito si chiama Consuelo Cerrada.
 
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paride1981
view post Posted on 25/4/2010, 22:58




Dietro la retorica di Chavez, il nulla o poco piu'. Non siamo neanche al capitalismo di Stato di staliniana memoria.
 
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Stato Underground
view post Posted on 26/4/2010, 00:43




Il capitalismo è giunto ad un punto tale da non poter esprimere più niente sotto il profilo economico, sociale e culturale. Se poi ci mettiamo di mezzo una delle più grandi crisi della storia del capitalismo, possiamo tranquillamente affermare che oggi non esiste più una borghesia progressista.
Chavez è semplicemente uno sciovinista.
 
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spartaco lavagnini
view post Posted on 6/5/2010, 13:33




Per un mondo multipopolare…….
La “visita amichevole” di Putin a Caracas, agli inizi di aprile, si è conclusa con baci e abbracci. Chavez si è prodigato in demagogiche e trionfali esternazioni, esaltando il suo potente alleato e stringendo con la Russia accordi e intese dal futuro radioso. Un Putin, comunque, che ha evitato qualsiasi riferimento minimamente ostile a Washington. Al momento, il reciproco busines riguarda settori di estremo interesse sia per il capitalismo venezuelano, in vesti “social-rivoluzionarie”, sia per quello russo… liberal-democratico: energia, con una yoint venture per investimenti di 30 miliardi di dollari; petrolio e nucleare; difesa e armamenti (“modesti acquisti” di decine di elicotteri militari, 24 caccia Sukhoi, 100mila kalashnikov, 95 carri armati T-72 e sistemi lanciamissili…). In perfetta sintonia col collega Putin, l’extraterrestre Chavez (ha infatti dichiarato l’intenzione di puntare alla “corsa satellitare”) ha annunciato la nascita di un “mondo multipopolare”. Tutto fa brodo al “compagno” Chavez (“il faro per tutti coloro che combattono l’imperialismo nel mondo”, commentano i suoi estimatori) per lanciare l’appello alla costituzione di una nuova Internazionale; la sua sarebbe “la voce del vero internazionalismo, che molto tempo fa lanciò lo slogan ispiratore: Lavoratori di tutti i Paesi unitevi!”…. Cosi si esaltano i “rivoluzionari” di Falce e martello (ma non sono i soli), commentando i “passi in avanti della rivoluzione venezuelana: oggi l’epicentro della rivoluzione mondiale è in America Latina, e specialmente in Venezuela”. Impegnati a fornire una “analisi marxista” della Rivoluzione architettata da Chavez, i nipotini di un Trotsky debitamente interpretato a proprio uso e consumo sognano ponti d’oro per la “costruzione di una internazionale rivoluzionaria la quale elaborerà le sue posizioni politiche lungo un intero periodo, attraverso una discussione democratica e sulla base dell’esperienza comune”. Sarebbe la Quinta, dopo la scomparsa - fra liti e colpi bassi - della Quarta e questa volta, parola di Chavez, non sarà soltanto anti-imperialista “ma anche anti-capitalista e socialista”. Obiettivo: “non salvare il capitalismo ma distruggerlo”. Questo nel caso non fosse disposto a fare buoni affari col governo “rivoluzionario” di Caracas…
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Un articolo dal settimanale anarchico Umanità Nova

Inferni latinoamericani

CHAVISMO ALLA FRUTTA

Per chi vive fuori dal paese, ma accettando la versione ufficiale senza conoscere la situazione venezuelana si sconcerta e sorprende di fronte alla crescita del malessere collettivo e delle lotte popolari (2893 manifestazioni di piazza dall'ottobre del 2008 al settembre del 2009; 1763 nello stesso periodo dal 2007 al 2008), presentiamo alcune motivazioni per comprendere effettivamente le cause del conflitto sociale in Venezuela.
La maggior parte delle cifre di seguito presentate possono essere verificate (con ampia indicazione delle fonti originali) nel Report PROVEA 2008/2009, all'indirizzo www.derechos.org.ve. Gli altri dati inclusi sono stati estratti dalla stampa e sono rintracciabili attraverso internet.
1. - Si evidenzia il fallimento dell'attuale politica agro alimentare, segnalando che le importazioni del settore sono salite da 1.626 milioni di dollari nel 1999 a 7.477 nel 2008. Solo nell'ultimo anno per garantire l'approvvigionamento di alimenti a prezzo agevolato, il Governo ha dovuto acquistare dall'estero il 57,9% di tutti i prodotti necessari. Così si è passati da un modello di importazione alimentaria che, negli anni novanta, costava per singola persona 75 dollari all'anno, ai 267 dollari dell'epoca attuale. Il problema però non risiede solamente nell'accresciuta dipendenza dall'estero per le derrate alimentari, ma anche nell'inflazione del settore, giunta nel 2008 al 46,7% e nel 2009 arrivata sopra il 36%. Questa escalation dei prezzi non viene compensata in alcun modo dai limitati aumenti al minimo salariale e nemmeno dalla distribuzione di alimenti a prezzo popolare attuati attraverso il progetto MERCAL; progetto, tra l'altro, già adesso in schietta agonia a causa della corruzione e della mancanza di forniture. Come conseguenza diretta di una strategia governativa che si è appoggiata sulla capacità di acquisto dello Stato e non sullo sviluppo della produzione, (senza differenziarsi, va riconosciuto, da quella che è diventata ormai la regola storica del rentismo/assistenzialismo frutto delle entrate petrolifere), la recente svalutazione colpirà in maniera dura e diretta il nostro consumo alimentare. In Venezuela si lotta perché non siano i gradini più bassi della società quelli che pagano il costo degli errori, la mancanza di lungimiranza e la corruzione del potere..
2. - Da quando questo Governo è salito al potere, nonostante il fatto di poter contare su introiti nazionali maggiori che in qualsiasi altro periodo della storia nazionale, la situazione di povertà ed esclusione che persiste per ampi settori della società venezuelana ha aggravato la violenza urbana. Se nel 1998 abbiamo avuto una stima nazionale di 4.550 omicidi, il saldo per l'anno 2008 è stato di 14.568 morti. Se il fenomeno viene visto da un'altra prospettiva, si può affermare che la popolazione venezuelana è cresciuta in questo decennio del 19,1 %, mentre il tasso di omicidi è salito al 320,1 %.
È noto che mentre sia la borghesia (la nuova burocrazia creatasi con l'avvento di Chavez, lett. borghesia bolivariana), sia le vacche grasse del governo e del PSUV, il partito socialista unito venezuelano, si appoggiano, per essere protetti, a numerosi guardaspalle (pagati con contributi pubblici), tutti gli altri cittadini siano costretti a rinchiudersi nelle loro case per evitare di essere vittime dei delinquenti o ancora peggio delta stessa polizia. Su questo ultimo aspetto esistono delle cifre davvero tenebrose: nel 2008 ci sono stati 205 omicidi attribuibili a evidenti violazioni del diritto alla vita da parte dei corpi repressivi dello Stato (in 2/3 dei casi si tratta di vere e proprie esecuzioni), mentre sotto la sospettosa etichetta di "resistenza all'autorità" si sono contate 1.820 morti.
In questo contesto di violenza incontrollata, ogni giorno vanno a lutto sempre più famiglie venezuelane. Questa situazione, però, non disturba per nulla il governo che, mentre concentra i suoi sforzi nella perpetuazione al potere e nel convincere dell'infallibilità del "Mio Presidente-Comandante", attribuisce impudicamente questo clima a "sensazioni di insicurezza creata dai mezzi di comunicazione dell'opposizione"….
3. - Nonostante chi ha governato il Venezuela negli ultimi 11 anni abbia avanzato tanti soldi e altrettanta parlantina di amore per il proprio popolo, il fallimento nel risolvere il principale problema sociale, quello del diritto alla casa, è stato fuori dal comune. Nel lasso di tempo che corre dal 1999 al 2008 si sono costruite in totale 300.939 nuove abitazioni (comprendendo pubblico e privato), cifra assolutamente insufficiente, dal momento che lo stesso Stato stima un attuale deficit abitativo che si attesta attorno ai 3 milioni di unità. Sarebbe necessario costruire 300 mila abitazione ogni anno per colmarlo. Bisogna sottolineare però che i capi della "bella rivoluzione" sono stati diligenti nel risolvere le proprie esigenze abitative personali e a provarlo ci sono le "town house" e le "pent house" di quelli che sfruttano in urbanizzazioni di lusso le città venezuelane. Con un esempio simile anche nelle alture delle città, non deve sorprendere la gran cifra di denunce di corruzione e incapacità fra la media e piccola borghesia che invece dovrebbe risolvere le domande della collettività per un tetto degno e di proprietà dove vivere. Questa situazione ha generato una crescente flusso di malcontento popolare: fra l'ottobre del 2007 e il settembre del 2008 ci sono state 457 manifestazioni indette su questa tematica, cifra che è passata a 588 proteste collettive da ottobre del 2008 al settembre del 2009. La risposta del supposto "Governo popolare e rivoluzionario" è stata la criminalizzazione di queste azioni, fino all'incarcerazione o alle misure giudiziarie (58 detenuti nell'ultimo periodo dei quali 23 sono stati obbligati alla presentazione in tribunale) o ancor più grave alla repressione armata (67 feriti e un assassinato per mano dei corpi repressivi),
4. - Il carosello di nuovi capetti, carichi di nuovi abbondanti investimenti e annunci di programmi magniloquenti, sfila ripetutamente di fronte ai nostri occhi, nonostante la situazione della sanità pubblica permanga in un palese stallo, se sottoposta a qualsiasi analisi mediamente completa, e nonostante l'impegno degli enti pubblici nel negare informazioni che sarebbero invece obbligati a divulgare, o nel pretendere di screditare chiunque esca dalla propaganda contenuta nei libretti ufficiali. La realtà è dura, per darne un esempio, si pensi che il Governo per mezzo del Ministro T. El Aissami, il 16.12.08 ha minacciato di "prendere a calci in quanto fazlosi e bugiardi" i realizzatori di un reportage che documentava la crisi profonda sofferta dalla tanto pubblicizzata Mision Barrio Adentro, per poi dover riconoscere, nel 20.09.09 per bocca del Presidente, che 2.000 moduli di questo programma (su un totale di 3478) mancavano effettivamente di personale medico. Questo senza azzardarsi a menzionare altre gravissime situazioni, come la denuncia del fatto che solo il 4% di quanto investito nell'equipaggiamento delle missioni, è provvisto di un supporto adeguato di fatturazioni. Le soluzioni promesse per risolvere la situazione attuale sono poi di questa risma se non ancora più allarmanti. Per esempio, il delegare il monopolio della contrattazione delle assicurazioni HCM, per più di 2 milioni di lavoratori pubblici, ad un'impresa il cui capo è Il tristemente celebre Orlando Castro. Davanti ad annunci di questo tipo l'unica opzione è chiara: "O si protesta o ci si abbassa!"
5. - Se qualcosa lascia a nudo la farsa di 11 anni di proclamata rivoluzione è il flusso di problemi che affliggono la classe lavoratrice. Si confondono le cifre o si applicano meccanismi irregolari di contrattazione temporale (ad esempio, attraverso le Missioni, nelle cooperative o nelle "imprese socialiste") e mentre gli analisti economici più influenti indicavano che sul finire del 2009 il tasso di disoccupazione reale si aggirava attorno al 12% della popolazione economicamente attiva, le cifre ufficiali ne riconoscevano solamente l'8%. Fra quelli che lavorano, il 44,9% lo fa nel settore informale dell'economia, il nero, con tutti gli svantaggi che ne conseguono. Si aggiunga che a partire dal 2009, l'entrate dello stipendio cominciarono a risultare insufficienti per soddisfare le necessità di consumo, anche nell'essenziale (il cosiddetto paniere base) e questo poteva essere riconosciuto tanto nelle statistiche ufficiali quanto nella vita quotidiana, La caduta si è fatta ancora più acuta nel gennaio del 2010 con la macro svalutazione che ha anche avuto il ruolo di concludere la favola dei lavoratori del Venezuela con i salari più alti di tutta l'America Latina. Come non mai, sotto il mandato di questo governo, questi e molti altri problemi hanno portato alla moltiplicazione delle espressioni di malcontento dei lavoratori. Fra l'ottobre del 2008 e il settembre del 2009 si sono registrate 983 azioni di protesta operaia, le quali, circa 1'80%, sono state attuate da lavoratori del servizio pubblico. La risposta ufficiale è stata la calunnia e la criminalizzazione, arrivando sino alla repressione violenta contro 43 manifestazioni, con il risultato di più di un centinaio di feriti e l'assassinio di due manifestanti nel gennaio del 2009 nello stato Anzoàtegui e senza dimenticare i 33 lavoratori e sindacalisti vittime di misure giudiziarie solo per aver partecipato a queste proteste.
6. - Secondo l'Osservatorio Venezuelano delle Prigioni, la violenza dentro le carceri del paese è arrivata a 366 morti e 635 feriti nell'anno 2009, dati che, dopo 11 anni di gestione di questo governo, si sommano a 4.030 morti e 12.036 feriti, nella maggioranza per colpa di armi da fuoco. Queste cifre rendono chiaro perché le prigioni della rivoluzione bolivariana si sono guadagnate il triste merito di esser considerate fra le più sanguinarie del mondo. Questa brutalità omicida è possibile all'interno delle carceri grazie alle organizzazioni di trafficanti di armi, e di altre "mercanzie", integrate da agenti della Guardia Nacional Bolivariana ed ora dalla cosiddetta Direzione Nazionale dei Servizi Penitenziari del Ministro del Potere Popolare per le Relazioni interiori e della Giustizia. Questo sporco business è diventato florido contando sull'indifferenza, l'incapacità e la complicità dei 17 Direttori dei Servizi che si sono alternati agli incarichi dal 1999. Come esempio dell'infamia di questi burocrati, risulta l'attuale occupante della Direzione, la quale, nel gennaio 2010, di fronte al massacro della Pianta di Caracas, prigione dove morirono 10 detenuti e 19 furono feriti, con cinica mancanza di vergogna ha attribuito la causa di questi avvenimenti al fatto che nelle carceri come nelle famiglie, esistono problemi fra i membri, spiegando i litigi come un semplice riflesso della vita familiare e concludendo accusando i parenti e i visitatori dei detenuti di essere i responsabili dell'introduzione di armi. Nel caso interessasse, questa funzionaria con un master in criminologia, i capelli tinti e il Blackberry al seguito, si chiama Consuelo Cerrada.
 
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Schopenbach
view post Posted on 6/5/2010, 14:57




Loto, l'articolo tratto da U.N. è la traduzione pari pari a quella che ho postato io da "el libertario" :) eheh
 
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spartaco lavagnini
view post Posted on 6/5/2010, 16:27




si, mi è scappato, ci volevo mettere solo il cappello image
 
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falco80
icon13  view post Posted on 18/6/2010, 10:15





www.anarca-bolo.ch/a-rivista/340/41.htm
la redazione della rivista anarchica venezuelana “El Libertario”


In un’intervista alla redazione del periodico anarchico venezuelano El Libertario, la critica radicale degli anarchici al presidente Hugo Chavez e ai suoi disegni politici, compreso il suo strumentale “comunalismo”.



Questa è la nostra risposta alle contestazioni che ci vengono solitamente rivolte sia dalla destra volgare che dalla sinistra tollerante, quella stessa sinistra che, dentro e fuori del Venezuela, ammette di sentirsi impressionata dal miraggio della pseudo-rivoluzione di Chavez. Vorremmo e potremmo dire molto di più sull’argomento, tuttavia questi sono gli aspetti essenziali del nostro pensiero, che vale la pena ribadire anche se è stato già espresso più volte.

La redazione de “Il Libertario”

Hugo Chavez parla di socialismo, sovranità popolare e partecipazione. Perché dunque mostrare dissenso se questi ideali concordano con l’anarchismo?

Chavez dice molte cose, anche che bisogna fare attenzione a ciò che fa e non solo a ciò che dice. Se accettiamo l’invito, ci accorgeremo che il suo “Socialismo del Ventunesimo Secolo” non è altro che puro e semplice populismo e capitalismo di Stato basato sulla ricchezza e sui redditi del petrolio. La sua sovranità popolare è la sovranità di un’elite fatta di militari, multinazionali e la nascente “borghesia boliviana”. E per avere un’idea di cosa il comandante intenda per partecipazione, basta ricordare la recente concessione di poteri straordinari alla presidenza, o che i suoi alleati si sono mostrati stupiti per le critiche alla loro decisione di costituire un partito unico filo-governativo. Nell’anarchismo, non è ammesso alcun tipo di leadership permanente e onnipotente, ma solo quella che viene costantemente ratificata da coloro che essa rappresenta in una particolare circostanza, espressione di sovranità e partecipazione. E ciò non è presente in questo processo né in altri sostenuti dal potere gerarchico e permanente dello Stato.


È evidente l’intenzione di questo governo di fare una rivoluzione pacifica e democratica. Quindi, perché non lasciare che il processo proceda per suo conto prima emettere giudizi su di esso?

Chavez parla di “rivoluzione”, ma ciò non significa che sia vero e si debba concedergli il nostro appoggio. Troppi tiranni e demagoghi di questo continente hanno detto le stesse cose. Nel nostro caso, è vero che c’è stata una rivoluzione, nel senso che il nostro modo di vivere è stato per molti aspetti messo sottosopra, ma le manifestazioni “positive” di essa non sono tali da indurci a sostenerla. Permettere che si consolidi significa rendere qualunque cambiamento sempre più difficile, perché i cambiamenti che gli anarchici desiderano vanno in una direzione del tutto diversa da quella in cui va questo “processo”, che dopo otto anni di governo si mostra carico di autoritarismo, inefficienza burocratica, corruzione, con percorsi, personaggi e atteggiamenti che non possiamo condividere.


Smantellare lo Stato

Anche se il suo progetto è diverso da quello libertario, Chavez comunque invita a opporsi all’oligarchia e all’imperialismo. Che male ci sarebbe ad allearsi a lui e poi, sconfitti i cospiratori oligarchici e l’aggressione imperialista, cercare insieme di fare una rivoluzione anarchica?

Le alleanze strategiche sono metodi di azione politica per la conquista del potere statale da parte dei gruppi che si alleano. Gli anarchici invece, vogliono smantellare lo Stato attraverso la partecipazione di tutti, uomini e donne. La sconfitta delle cosiddette reazione e oligarchia (che sono solo termini propagandistici) servirà solo a consolidare al potere i vincitori, che diventeranno inevitabilmente una nuova oligarchia perché questa è la logica del controllo statale, come è successo in Unione Sovietica, in Cina o a Cuba. E la rivoluzione anarchica diventerebbe ancora più difficile, come dimostra l’esempio della Spagna nel 1936. È del tutto sbagliato identificare il progetto chavista come qualcosa di antitetico alla cospirazione golpista, visto che il primo obbiettivo degli chavisti, che continuano a ostentare linguaggio e azioni da caserma, era un colpo di Stato. La lotta di una minoranza (oligarchia) contro il governo all’interno dei regimi statali si riduce a una lotta tra una minoranza e un’altra minoranza. Quanto alla lotta contro l’imperialismo, se andiamo a vedere le politiche che il governo offre e mette in pratica nel settore petrolifero, minerario, agricolo, industriale, oppure nel campo del lavoro, è chiaro che servono a sostenere l’Impero, non a combatterlo. (Per maggiori dettagli sui rapporti con il capitalismo transnazionale e gli interessi imperialistici, si veda www.nodo50.org/ellibertario).

Il governo venezuelano ha appena annunciato un’esplosione di potere comunitario, con la massiccia istituzione di Consigli Comunali, organizzazioni comunitarie e orizzontali del potere popolare. Gli anarchici appoggiano questo tipo di strutture di base?

Diciamo subito che i Consigli Comunali dovranno la propria esistenza e capacità di funzionare alla propria lealtà verso lo Stato, che si basa sul fatto che il Presidente ha la facoltà giuridica di approvare o no tali organizzazioni, secondo quanto è stabilito dalla legislazione in materia. In Venezuela ci sono situazioni simili (quella dei sindacati, tanto per dirne una) in cui le organizzazioni di base sembrano da sempre dei tram, che ricevono la corrente che li fa muovere dall’alto. Però ci sono anche tentativi di vere organizzazioni di base, a livello locale, oppure tra contadini o popolazioni native, o anche in campo ecologico, studentesco, culturale, ma queste non ricevono la simpatia del governo. Riteniamo che la sottomissione legale, funzionale e finanziaria dei Consigli Comunali al potere dello Stato costituisca un notevole ostacolo a che da esse prenda origine un movimento autonomo di base. Questo vale anche per l’istituzione nelle fabbriche dei preannunciati Consigli Operai, che sembrano un tentativo di spazzar via il sindacalismo libero.


Né esercito né nazionalismo

Perché gli anarchici criticano le Forze Armate venezuelane, che hanno radici inequivocabilmente popolari e nazionaliste, e la loro capacità di sostenere il progetto rivoluzionario?

In tutti gli eserciti moderni, dall’Europa del Diciassettesimo e Diciottesimo secolo fino all’America Latina di oggi, la componente principale delle truppe è rappresentata da coscritti provenienti dai settori popolari. Tuttavia, a dispetto di ciò, la ragione d’essere dell’esercito è la difesa di una struttura di potere e dei suoi sostenitori, e questo è il motivo per cui una organizzazione militare non potrà mai appoggiare una rivoluzione a favore degli oppressi. Può esserci la sostituzione di un personaggio con un altro, oppure qualche modificazione nella struttura del potere, ma non l’abolizione di esso, perché comando e obbedienza ne sono l’essenza. Questo è il motivo per cui non appoggiamo le Forze Armate, la Polizia o qualunque entità privilegiata che potrebbe usare la forza delle armi contro il popolo. Il nazionalismo, poi, non è un atteggiamento benvisto dagli anarchici perché implica la difesa degli interessi solo di un certo gruppo di persone, confinate artificialmente entro un territorio nazionale e convinte di essere diverse e anche migliori delle altre. Noi siamo nemici di ogni tipo di privilegio, sia esso di censo, razza, cultura, religione o luogo di nascita. Inoltre, la disgraziata storia della struttura militare venezuelana parla da sola: essa è stata istituita dal tiranno Gomez per soffocare le aspirazioni federaliste delle regioni, si è poi consolidata nella sua vocazione repressiva durante la lotta contro i movimenti insurrezionali di sinistra degli anni Sessanta, e ha fatto da boia nel massacro del 1989.


Non appoggiamo Chavez né i suoi oppositori

Gli anarchici venezuelani sono degli escuálidos (squallidi, soprannome con cui gli chavisti chiamano i propri avversari) e dunque appoggiano la socialdemocrazia e l’opposizione di destra?

Il termine escuálidos indica solo una categoria inventata dai media per un uso politico offensivo. Ma è solo uno slogan che non dice nulla di coloro che vorrebbe descrivere. Comunque, se vogliono usare questo termine per indicare chi non vuole rinunciare alla propria libertà e autonomia per sottomettersi all’autorità di una persona, di un partito o di un’ideologia, allora sì, siamo degli escuálidos. Ma se con questa parola si vuole dire che appoggiamo il liberismo economico, il disprezzo quasi razzista che le elite nutrono per la maggioranza dei cittadini, la truffa della democrazia rappresentativa o il ritorno a forme socio-politiche ormai battute dalla Storia, allora non lo siamo. Di fatto, non appoggiamo né Chavez né i suoi competitori elettorali. Possiamo trovarci d’accordo con alcune delle azioni di questo o di quello, con qualche singolo discorso, ma nel complesso critichiamo profondamente le azioni e i discorsi di tutti loro. Rifiutiamo la continua frustrazione delle speranze del popolo che ha sostenuto Chavez, ma anche rifiutiamo di avvalorare le tattiche demagogiche della cricca opportunista di quanti agiscono come sua opposizione istituzionale. E, più importante, i nostri principi non ci permettono di appoggiare chi dice di voler costruire una società migliore basandola sulla subordinazione totale del popolo alla gerarchia statale, come fanno entrambe le fazioni.

C’è gente che si considera libertaria eppure appoggia il processo di Chavez. Considerare costoro meno anarchici, non sarebbe in contrasto con lo spirito anti-dogmatico dell’anarchismo?

L’anarchismo non è un atteggiamento dell’anima. È un modo di affrontare situazioni sociali in evoluzione, cercando di ottenere il bene di ognuno nell’ambito del bene collettivo, con proposte che provengono da gruppi sociali reali e vengono discusse, accettate o rifiutate dal popolo in determinate circostanze di spazio e di tempo. Chiunque può dichiararsi anarchico perché non abbiamo tessere o battesimi per identificarci. È solo la reciproca interazione che ci identifica, quindi sono gli altri anarchici che ci riconoscono come anarchici o non anarchici, in base al nostro comportamento e alle nostre idee. Tuttavia non siamo perfetti e dunque possiamo adottare idee che possono non corrispondere alle idee accettabili dagli altri. Questo non ci rende migliori o peggiori, solo diversi, al punto che in qualche caso le idee di questo e di quello sono tanto diverse tra loro che la reciproca identificazione viene meno.


Azione diretta e autogestione

Gli anarchici parlano ma non portano alcun contributo. Cosa proponete per trasformare positivamente la realtà venezuelana odierna?

La nostra lotta non riguarda una singola situazione o circostanza, è una lotta per un nuovo modo di vivere a livello sia individuale che collettivo, dove l’azione diretta e l’autogestione ci permetta di avere il controllo della nostra vita, sinceramente e onestamente, studiando come rapportarci con gli altri, uomini e donne, rispettando l’equità ma anche le nostre differenze. Queste non ci rendono migliori o peggiori degli altri, se esistiamo è grazie agli altri e quindi dobbiamo salvaguardare gli interessi altrui tanto quanto i nostri, cui non dobbiamo rinunciare se vogliamo un’esistenza felice. Ognuno vive la propria vita e ne è responsabile davanti a se stesso e agli altri, ma nessuno può assumersi il compito della nostra “salvazione”. Questo è il motivo per cui non esiste una ricetta adatta a questa o quella particolare realtà sociale, perché le proposte e le azioni per trasformarle devono risultare da uno sforzo collettivo attento e continuo cui tentiamo di contribuire con la nostra partecipazione, promuovendo e realizzando l’autonomia dei movimenti sociali del paese dove sarà possibile ottenere lo spazio necessario per lo sviluppo e l’influenza delle idee anarchiche di libertà, equità e solidarietà.

a cura della redazione di “El Libertario”
(traduzione di Roberto Ambrosoli)
 
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M.A.R.C.O.S.
view post Posted on 22/6/2010, 11:27




Io credo che Chavez sia un mezzo Stalinista affarista....pensate un po che in un intervista (su una rete italiana), ha dichiarato che Berlusconi era un suo amico e che fare affari con l'Italia era un vero piacere....giudicate coi se Chavez è di sinistra......una cosa possiamo dirla però a suo favore e cioè che ha nazionalizzato il petrolio non consentendo agli USA di controllare anche quella parte di
Sud-America. E' triste però che gli anarchici venezuelani vengano chiamati squallidi....è una vera vergogna.....Hasta siempre e comunque!!!
 
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falco80
view post Posted on 22/6/2010, 15:22




CITAZIONE (M.A.R.C.O.S. @ 22/6/2010, 12:27)
Io credo che Chavez sia un mezzo Stalinista affarista....pensate un po che in un intervista (su una rete italiana), ha dichiarato che Berlusconi era un suo amico e che fare affari con l'Italia era un vero piacere....giudicate coi se Chavez è di sinistra......una cosa possiamo dirla però a suo favore e cioè che ha nazionalizzato il petrolio non consentendo agli USA di controllare anche quella parte di
Sud-America. E' triste però che gli anarchici venezuelani vengano chiamati squallidi....è una vera vergogna.....Hasta siempre e comunque!!!

Morale della favola ? Chavez è un volgare opportunista.
 
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tommyrocker
view post Posted on 22/6/2010, 17:08




Chavez è semplicemente un capo di stato che con i profitti che piglia dai profitti del petrolio dà qualche briciola alla popplazione dicendo che fa il socialismo
 
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MA07
view post Posted on 23/6/2010, 10:25




CITAZIONE
Morale della favola ? Chavez è un volgare opportunista.

Penso sia davvero incredibile che vi siano sedicenti comunisti che possano vedere Chavez come punto di riferimento.
 
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10 replies since 25/4/2010, 12:18   201 views
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