Forum Comunista Internazionalista

Victor Serge, 1890-1947

« Older   Newer »
  Share  
cucchiaroni82
view post Posted on 7/10/2009, 12:41




Victor Serge



Victor Serge (Viktor L'vovic Kibal'cic) nasce a Bruxelles il 30 dicembre 1890 da genitori russi emigrati. L'infanzia trascorsa in un ambiente poverissimo segna indelebilmente la sua vita. Ricordando nelle sue memorie il fratello, Raoul-Albert, morto a nove anni di tubercolosi e di fame, Victor rende espliciti i motivi ispiratori e le caratteristiche stesse della sua lunga e travagliata militanza politica: l'avversione profonda verso ogni tipo di ingiustizia e di oppressione, il disprezzo per l'ipocrisia mascherata dei benpensanti, la profonda umana attrazione verso chi soffre.
Privo di studi regolari, istruito dal padre che, "universitario povero", disprezzava l'insegnamento borghese impartito alle classi popolari, il giovane Victor a quindici anni si allontana da casa impiegandosi prima come apprendista fotografo, poi come fattorino d'ufficio, disegnatore tecnico, operaio. Membro della Jeune Garde Socialiste, ne scopre presto il carattere opportunista e nel 1906 in occasione del congresso straordinario del Parti Ouvrier Belge rompe con la socialdemocrazia per formare il Groupe Révolutionnaire di Bruxelles di ispirazione libertaria.
Trasferitosi in Francia, prima a Lille e poi a Parigi, con lo pseudonimo di Rétif collabora alla stampa anarchica ed entra in contatto con i teorici dell'azione diretta e illegale. Nel 1912, coinvolto marginalmente nel caso Bonnot, per il suo rifiuto di collaborare con la polizia viene condannato a cinque anni di prigione. Scarcerato, nel gennaio 1917 si rifugia in Spagna, dove con il nuovo nome di Victor Serge partecipa alla preparazione dell'insurrezione di Barcellona del 19 luglio, per iniziare poi, nell'estate, un lungo e drammatico viaggio verso la terra dei suoi genitori, quella Russia dove la rivoluzione proletaria è all'ordine del giorno. Rientrato clandestinamente in Francia, arrestato e internato nel campo di Précigné, nuovamente espulso agli inizi del 1919, Serge riesce finalmente dopo una lunga peregrinazione attraverso l'Europa a raggiungere Pietrogrado nell'aprile 1919. Dall'esperienza del carcere e dal fallimento dell'insurrezione barcellonese egli ha maturato la consapevolezza che la possibilità di raccogliere vittoriosamente la sfida della borghesia, di trasformare la guerra imperialista in rivoluzione proletaria richiede ben altri strumenti di quelli offerti dall'anarchismo. Proprio per questo, nonostante l'iniziale sconcerto provocato dal contrasto tra gli ideali libertari e la realtà di una crescente limitazione degli spazi della democrazia operaia che egli nota fin dal suo arrivo in Russia, decide di aderire al Partito comunista e di militare da bolscevico pur preservando intatto il proprio spirito critico:
Collaboratore dell'organo del Soviet di Pietrogrado, "Severnaja Kommuna", Serge lavora alle dirette dipendenze di Zinoviev, presidente del Comitato esecutivo del Comintern, sviluppando un'enorme mole di lavoro e impegnandosi a fondo nei dibattiti in corso nel partito e nell'internazionale in una Pietrogrado affamata e misera, ma percorsa da una tensione febbricitante, quella "città conquistata", protagonista del suo grande romanzo del 1931. La costituzione della Ceka e lo scatenamento del terrore non lo convincono, così come non nasconde di provare un'intima pietà per le vittime della repressione qualunque fosse la loro origine sociale, ma è altrettanto consapevole della tragicità dell'ora e che "non c'è mai stata rivoluzione senza terrore". Il X Congresso del partito con il divieto delle frazioni e la tragedia di Kronstadt lo colpiscono profondamente, così come la definitiva liquidazione di ciò che resta del movimento anarchico e dei partiti sovietici. Grazie alle sue radici libertarie egli è lucidamente consapevole dei pericoli che il potere sovietico sta correndo, ma anche della necessità di scelte che apertamente confliggono con il "sogno", così lo chiama, di quello Stato-Comune descritto da Lenin nelle pagine di "Stato e rivoluzione".
La speranza è nella rivoluzione mondiale, nel proletariato di quell'Occidente che stenta a ritrovare una normalità borghese dopo la sanguinosa esperienza della guerra imperialistica. Nel 1921 il Comintern lo invia prima a Berlino a lavorare nella redazione di "Inprekorr" e poi a Vienna dove soggiornerà fino al 1923, redattore insieme a Gramsci e a Lukacs de "La Correspondance Internationale", ormai a pieno titolo rivoluzionario professionale, membro del partito mondiale della rivoluzione proletaria.
Da Vienna Serge assiste annichilito, dopo la morte di Lenin, allo scatenamento della campagna contro Trotzkij, al diffondersi del cancro burocratico, all'estendersi della "soffocante dittatura degli uffici", all'emarginazione di ogni voce anche minimamente fuori del coro, dai francesi Rosmer, Monatte, Souvarine, all'italiano Bordiga, all'ungherese Lukacs che una notte lo invita alla capitolazione in attesa di tempi migliori.
Dall'osservatorio privilegiato di Berlino e Vienna osserva con l'attenzione minuziosa del cronista il fallimento di un moto insurrezionale male organizzato e peggio diretto dagli emissari di un'Internazionale comunista sempre più burocratizzata e ne stigmatizza, in quel piccolo capolavoro di giornalismo militante che sono le "Notes d'Alemanne", gli esiti infausti per la ripresa della rivoluzione in Occidente. Non sorprende, dunque, la sua adesione all'opposizione di sinistra di cui, una volta tornato in Russia, viene chiamato a far parte prima del comitato direttivo di Leningrado e poi della commissione internazionale del Centro Nazionale di Mosca. In questa veste egli si occupa di far conoscere all'estero i termini politici reali dello scontro in atto nel partito, scrivendo dal febbraio all'agosto del 1926 una serie di articoli sui problemi economici e politici dello Stato sovietico, che appariranno sulla rivista francese "La Vie ouvrière".
Nel 1927 la situazione precipita. Il fallimento della rivoluzione cinese a causa della politica opportunista di Stalin e l'acutizzarsi della crisi della Nep determinano un brusco acutizzarsi dello scontro nel partito. A dicembre il XV Congresso delibera l'espulsione degli oppositori, all'inizio del 1928 iniziano gli arresti di massa dei trotzkisti che vengono deportati in appositi campi di concentramento, i cosiddetti "isolatori". Lo stesso Trotzkij è espulso dal partito e deportato a Alma Ata nel cuore dell'Asia Centrale. Victor Serge, che non ha mai cessato di battersi scrivendo tra l'altro un acutissimo pamphlet su "Le lotte di classe nella rivoluzione cinese" in cui denuncia le gravissime responsabilità della direzione staliniana nel soffocamento dei moti operai di Canton e Shanghai, è arrestato in marzo. L'arresto fa scalpore, il suo è un nome troppo conosciuto. A Parigi molti intellettuali protestano e la cosa finisce sui giornali. Allarmato, il regime è costretto a liberarlo dopo un paio di mesi, accontentandosi di un suo impegno a non svolgere per il futuro "attività antisovietica".
Isolato, circondato da spie e provocatori, totalmente disilluso sulle possibilità reali dell'opposizione di sinistra di svolgere un'efficace azione politica dalla clandestinità, Serge si impegna in una resistenza solitaria e tenace, cercando di non farsi abbattere dalle avversità, dalla miseria, dalla quotidiana lotta per la sopravvivenza sua e dei suoi familiari, essendogli come per gli altri oppositori preclusa ogni possibilità di impiego regolare. Ma più di tutto pesa l'incapacità di fare i conti con la realtà, di tirare un bilancio definitivo della tragica parabola della rivoluzione (...)
Escluso dal partito, impedito nel suo lavoro di giornalista militante, strettamente sorvegliato dalla polizia politica, a partire dal 1928 Serge si dedica assiduamente alla letteratura a cui aveva rinunciato nel 1919 in quanto "cosa ben secondaria in una simile epoca". Ma ora le cose sono cambiate, la rivoluzione si è spenta a poco a poco, i margini di azione politica sono andati progressivamente riducendosi fino a scomparire. "Solo quando sono stato costretto a un'assoluta passività esterna", scriverà all'amico Marcel Martinet nel settembre del 1930, "sono tornato all'espressione letteraria, che ora comincia ad appassionarmi [...]. Sempre di più penso che bisogna ricominciare tutto dalla base, quindi, sotto un certo profilo, dalla formazione dei caratteri. Da questo punto di vista, dei libri sinceri e veritieri possono essere utili".
Serge vive dunque la creazione letteraria non come fuga da un presente ingrato, ma come diretta prosecuzione con altri mezzi e in un contesto radicalmente mutato di un impegno "improntato a rigorosi principi etici e politici, in primo luogo alla ricerca e alla difesa della verità, irriducibile a qualsivoglia ragione di Stato o di partito". (...) egli impronta l'intera sua produzione al principio per cui "la letteratura, se vuole compiere nella nostra epoca tutta la sua missione, non può chiudere gli occhi sui problemi interni della rivoluzione". Il romanzo, dunque, come strumento pedagogico, come forma privilegiata di conservazione di una memoria storica al di fuori della quale non esiste possibilità di riscatto. E' in quest'ottica che Serge, che pure proprio in questo periodo sta portando a termine una delle sue opere più significative, quel "L'anno I della Rivoluzione russa" destinato a diventare con "I dieci giorni..." di John Reed e "La storia della rivoluzione russa" di Trotzkij, un classico della storiografia, abbandona di fatto la ricerca storica per la narrativa.
Vedono così la luce uno dopo l'altro i romanzi del cosiddetto "ciclo della rivoluzione", tentativo di narrare attraverso le vicende di uomini e luoghi l'intero ciclo di lotte di classe che va dall' "l'affaire Bonnot" all'Ottobre, dalla dolente descrizione del mondo carcerario e delle relazioni fra gli uomini che lo abitano de "Gli uomini nella prigione", all'affresco corale di "Nascita della nostra forza", rievocazione dell'ascesa "dell'idealismo rivoluzionario attraverso l'Europa devastata del 1917-18", per concludere con il disincantato e splendido "La città conquistata" dove egli tira un amaro bilancio della rivoluzione come necessità che sovrasta l'individuo e che in qualche modo si nutre dei suoi sogni e delle sue speranze privandolo dell'innocenza.
Nuovamente arrestato, Serge viene trasferito a Mosca e poi condannato a tre anni di deportazione in "quel modesto succedaneo dell'inferno" che è tornata a essere la Siberia sotto Stalin. Ridotto in estrema miseria, Serge resiste alla disperazione scrivendo due nuovi romanzi, "Gli uomini perduti" e "La tormenta", e preparando la prima stesura de "L'anno II della rivoluzione russa". Tutti materiali destinati ad andare persi al momento della sua liberazione. L'arresto e la deportazione dello scrittore non passano sotto silenzio. In Francia si sviluppa una forte campagna in suo favore, persino intellettuali vicini allo stalinismo come Romain Rolland o considerati "amici dell'Urss" come André Gide si mobilitano premendo sulle autorità sovietiche perché lo scrittore venga liberato. Ma è solo nel 1936, alla scadenza della pena, che Serge è liberato ed espulso dall'Urss assieme alla sua famiglia.

Il 18 aprile 1936 Serge arriva a Bruxelles e si dedica subito a un'intensa attività pubblicistica. In pochi mesi apparvero un opuscolo sui processi di Mosca, un bilancio sulla rivoluzione russa a due decenni dall'Ottobre e numerosi articoli su pubblicazioni della sinistra rivoluzionaria e sul quotidiano socialista di Liegi, "La Wallonie". Inizia anche una collaborazione con Trotzkij, allora esule in Norvegia, che fin dall'inizio appare non facile. A differenza di molti sostenitori del "vecchio", in genere giovani intellettuali giunti da poco alla politica militante, Serge non si sente schiacciato dal carisma debordante del fondatore dell'Armata Rossa e non rinuncia a rimarcare le differenze di visione sulla Spagna e sul Poum o sul Fronte popolare francese, anche se con grande onestà intellettuale saprà riconoscere, una volta verificatasi la rottura definitiva, le ragioni del suo interlocutore.
Nonostante queste differenze, Serge si mantiene vicino al movimento trotzkista, tanto da essere invitato alla cosiddetta Conferenza di Ginevra che si tiene nel luglio 1936 in preparazione della costituzione formale della Quarta Internazionale. Ma la sua attività non esaurisce nell'ambito del trotzkismo, assieme a intellettuali critici e a vecchi militanti operai del calibro di André Breton, Marcel Martinet, Magdeleine Paz, Pierre Monatte, Alfred Rosmer, Maurice Dommanget, Daniel Guérin e altri, costituisce un Comitato per l'inchiesta sui processi di Mosca e per la difesa della libertà d'opinione nella Rivoluzione che tenta di spezzare la cortina di silenzio sui crimini dello stalinismo e di controbattere in qualche modo la martellante campagna di menzogne sull'URSS patria del socialismo e principale baluardo antifascista frutto congiunto della propaganda dei PC staliniani e di un'intellettualità "progressista" asservita alla controrivoluzione. Fin dall'inizio Serge ha ben chiaro il filo conduttore che lega la politica staliniana e unisce fenomeni per molti versi sconcertanti come le grandi purghe in Urss o la politica controrivoluzionaria in Spagna. Può così prevedere con largo anticipo, dopo il primo grande processo dell'agosto, i processi che seguiranno e indicare persino i nomi dei futuri condannati a morte.
Liquidata la vecchia guardia bolscevica, la controrivoluzione non si ferma, ma investe direttamente l'opposizione marxista rivoluzionaria ovunque questa cerchi di organizzarsi. Nella primavera del 1937, soffocata nel sangue la Comune di Barcellona, gli staliniani procedono alla liquidazione sistematica dei poumisti e degli anarchici. Nel settembre a Losanna viene assassinato da sicari al soldo di Stalin l'ex dirigente della GPU Ignat Reiss da poco passato con l'opposizione trotzkista. Nel febbraio dell'anno successivo muore a Parigi in circostanze mai chiarite il figlio di Trotzkij , Leva Sedov, mentre in luglio viene rapito e assassinato Rudolf Klement, segretario organizzativo della Quarta Internazionale. È una vera e propria guerra di sterminio che non risparmia nessuno e a cui Serge cerca di opporsi come può, pubblicando su "La Révolution prolétarienne" una rubrica di denuncia dei crimini staliniani, Cronaca del sangue versato, e dando alle stampe due nuove opere, "Da Lenin a Stalin" e "Destino di una rivoluzione", in cui (...) traccia un bilancio ancora "ortodosso" dell'esperienza sovietica. Nonostante la violenza rivoltante del Termidoro staliniano, per Serge l'Urss resta ancora uno Stato operaio grazie alla proprietà statale dei mezzi di produzione e alla pianificazione. Proprio per questo la controrivoluzione burocratica è spietata, come in "È mezzanotte nel secolo", un altro grande romanzo apparso nel 1938, il deportato Ryzik chiarisce agli altri detenuti demarcando con triste orgoglio il confine fra i militanti bolscevichi perseguitati, ma non vinti e i nuovi padroni.
"È mezzanotte nel secolo", redatto fra il 1936 e il 1938, rappresenta la prima di una serie di opere dedicate da Serge a ricostruire gli esiti tragici di una generazione rivoluzionaria "logorata dalle lotte, spezzata dalla macchina totalitaria che - ed è una delle avventure più tragiche che la storia conosca - essa stessa, senza volerlo e senza rendersene conto, ha costruito con le proprie mani". Il romanzo esce in Francia nel 1939, fra il crollo della Repubblica spagnola e lo scoppio della seconda guerra mondiale e racconta la storia, trasposizione letteraria della drammatica esperienza di deportazione vissuta dall'autore, di un gruppo di trotzkisti irriducibili confinati in un lager dell'estremo nord. Il periodo che intercorre fra la stesura e la pubblicazione del romanzo segna un momento cruciale nell'evoluzione politica di Serge che proprio in quei mesi rompe definitivamente con Trotzkij e con la Quarta Internazionale in cui non aveva mai riposto alcuna speranza.
Partito da una critica contingente ai limiti dell'opposizione di sinistra, Serge progressivamente allarga il suo campo di indagine all'intero percorso politico del bolscevismo a partire dalla rivoluzione d'Ottobre con l'intento di individuare quei fattori che hanno in qualche modo favorito lo sviluppo del totalitarismo staliniano. Il punto di rottura viene concretamente individuato nel "terribile episodio" di Kronstadt e nella creazione della Ceka, per Serge gravissimi errori in quanto "incompatibili" con il socialismo. Fermamente convinto dell'assoluta necessità etica e politica di superare la discrasia fra fini e mezzi che gli pare sostanziare l'intera esperienza bolscevica, Serge chiede al movimento trotzkista un pronunciamento aperto sul tema della democrazia. La risposta è raggelante. Trotzkij rifiuta sprezzantemente di confrontarsi con posizioni che ritiene nulla più di una "manifestazione di demoralizzazione piccolo-borghese". Per lui Serge, scambiando la sua crisi personale per quella del marxismo, cerca di unire marxismo anarchismo e poumismo in una sintesi priva di qualsiasi valenza politica. È una critica che non lascia spazio a mediazioni di sorta. La frattura non verrà ricomposta e un anno più tardi l'assassinio del "vecchio" chiuderà definitivamente la questione. Nelle sue "Memorie", rievocando questo episodio, Serge si esprimerà nei riguardi di Trotzkij con enorme rispetto e con un affetto quasi filiale che non nasconde, tuttavia, una radicale critica politica.
Lo scoppio della guerra lo coglie a Parigi. Il 10 giugno 1940, poco prima dell'entrata dei tedeschi nella capitale, egli parte con i propri familiari per Marsiglia, da lì con grande fatica dopo infinite peripezie riesce a ottenere un visto per il Messico dove giunge nel settembre dopo un viaggio avventuroso di cinque mesi che ha toccato la Martinica, San Domingo e Cuba. L'esperienza, prima della fuga dalla Francia occupata e poi dell'esilio messicano, è terribile e segna profondamente Serge accentuandone quella vena di amarezza che già aveva manifestato nei suoi ultimi scritti. Rivoluzionario senza partito, odiato dagli stalinisti, respinto dai trotzkisti, egli è costretto a bere fino in fondo l'amaro calice di un isolamento quasi totale. "Noi viviamo - scrive dal Messico all'amico Antoine Borie - del tutto isolati [...] le persone vivendo per gruppi nazionali, ogni solidarietà essendosi dissolta". "Ci si salva d'altronde per famiglie politiche, i gruppi non servono più ad altro che a questo. Tanto peggio per il fuori partito che si è permesso di pensare solo".
Nell'esilio messicano Serge si dedica totalmente a una intensissima attività letteraria. Mentre redige le sue "Memorie", collabora attivamente con riviste europee e nordamericane e scrive gli ultimi suoi romanzi, "Il caso Tulaev", "Gli ultimi tempi" e "Gli anni senza perdono". Dedicato al tema dei grandi processi staliniani degli anni Trenta e delle confessioni degli esponenti della vecchia guardia bolscevica che si erano autoaccusati di ogni sorta di crimine contro il potere sovietico, "Il caso Tulaev" ricostruisce dal di dentro con una precisione assoluta il clima di terrore e di menzogna sviluppatosi in Urss a partire dall'assassinio di Kirov e culminato nelle gigantesche purghe che spazzano via quello che resta del vecchio partito bolscevico. Pubblicato in Francia soltanto nel 1948, un anno dopo la morte di Serge, il romanzo, che egli considerava il suo libro migliore, va a confondersi con i primi segnali della guerra fredda e della propaganda antisovietica tanto da far attribuire al suo autore l'etichetta falsa di sostenitore del "mondo libero" e di anticomunista. In realtà, pur da posizioni estremamente critiche, Victor Serge si considererà sempre un marxista, anche se il suo marxismo assume col tempo una sempre più marcata connotazione umanistica a cui non è estraneo un crescente interesse verso la psicologia, considerata "la scienza rivoluzionaria dei tempi totalitari". Seppur critico verso ogni forma di dogmatismo e assertore convinto, anche se confuso, della necessità di un radicale rinnovamento della teoria, Serge non rifluisce sulle giovanili convinzioni libertarie, né aderisce, nonostante qualche momentanea debolezza, a un'illusoria terza via tra capitalismo e comunismo, ma fino all'ultimo si dichiara apertamente a favore della validità del metodo marxiano.
Altrettanto coerente è la sua posizione verso il bolscevismo. Serge non sarà mai, nonostante le ingenerose critiche di Trotzkij, un rivoluzionario pentito. Certo, le sue posizioni cambiano, evolvendo dall'originale condivisione della tesi trotzkiana dell'Urss stato operaio degenerato a una concezione, poco definita e in gran parte giocata sul piano sovrastrutturale, dello Stato sovietico come totalitarismo, per approdare infine, durante gli anni della guerra, al tentativo di fondere, con esiti peraltro notevolmente confusi, le teorie fra loro inconciliabili del capitalismo di stato e del collettivismo burocratico. Ciononostante, a differenza di molti altri intellettuali impegnati che nel dopoguerra si schiereranno a fianco del Dipartimento di Stato nella crociata anticomunista, Serge anche quando si sposta in qualche modo verso destra mantiene un profondo legame emozionale con la rivoluzione russa e la sua esperienza di militante prima del partito di Lenin e poi dell'opposizione di sinistra, tale da ricondurlo sempre su posizioni inconciliabili con l'ordine borghese. Sicché il valore dell'intera opera di Serge non consiste solo nell'essere un documento storico-politico pressoché unico, ma nella riaffermazione della validità di un ideale rivoluzionario in cui politica e morale possano coesistere. In quest'ottica la sua critica, talvolta anche aspra, al "giacobinismo" esasperato di Lenin e Trotzkij si stempera in un più meditato bilancio secondo cui "né l'intolleranza né l'autoritarismo dei bolscevichi (e della maggior parte dei loro avversari) consentono di mettere in questione la loro mentalità socialista e le acquisizioni dei primi dieci anni della rivoluzione Resta il fatto che la resistenza della generazione rivoluzionaria, alla testa della quale si trovava la maggior parte dei vecchi socialisti bolscevichi, fu così tenace che, nel 1936-1938, all'epoca dei processi di Mosca, questa generazione dovette essere sterminata interamente perché il nuovo regime potesse stabilizzarsi. Fu il colpo di forza più sanguinoso della storia. I bolscevichi perirono a decine di migliaia [...] i più grandi campi di concentramento del mondo si incaricarono dell'annientamento fisico di masse di condannati".
Victor Serge muore il 17 novembre 1947, stroncato da un infarto in un taxi di Città del Messico. A lui ben si addicono, quasi a rappresentare un ideale testamento, le parole di uno dei suoi personaggi: "Scomparendo, non stabiliamo il bilancio del disastro, ma testimoniamo la grandezza d'una vittoria che ha anticipato troppo il futuro e chiesto troppo agli uomini".

Giorgio Amico

Savona, Dicembre 1999

fonte- MIA www.marx.org/italiano/serge/biog/amico.htm


Edited by N-Z - 16/6/2011, 01:52
 
Top
cucchiaroni82
view post Posted on 2/2/2011, 00:29




La Sinistra Comunista critica Serge dopo la sua adesione al POUM

Il marxismo non è letteratura compagno Victor Serge (Bilan, n. 39, fevr.- mars 1937)

aggiornato al: 30/01/2011

Bilan, n. 39, febbraio-marzo 1937

Questo articolo tratto da un numero del 1937 di Bilan (bollettino in francese della frazione italiana della sinistra comunista) è imperniato sulla figura di Victor Serge e sulla critica delle posizioni che lo stesso sta assumendo a riguardo della guerra di Spagna.

La Frazione si era battuta, a metà degli anni trenta, per la liberazione di Serge dalle prigioni russe e, alla sua liberazione, aveva scritto sempre su Bilan: E' con gioia che la nostra frazione ha salutato la liberazione di Victor Serge che, a testa alta, senza aver capitolato di fronte alla burocrazia sovietica, è venuto a prendere posto nelle file del proletariato rivoluzionario dei paesi d'Occidente.

L'adesione però di Serge al Poum: D'ora in poi mi considero membro del Poum e vi prego di annoverarmi tra i vostri senza riserve. (La Batalla, 10 dicembre 1936) aveva però incrinato i loro rapporti tanto da portare ad una rottura e a produrre l'articolo che proponiamo. Come non era stata fatta nessuna concessione alla minoranza della frazione italiana che aveva rotto con Bilan proprio sulla questione spagnola ed era andata a combattere in Spagna con la colonna Lenin del Poum,( si possono vedere tutti gli articoli che abbiamo pubblicato sulla questione nel sito) così non viene perdonata la posizione che Serge assume.

La traduzione di questo articolo, originariamente in francese, è nostra.


Il marxismo non è letteratura compagno Victor Serge


E' guidati dalla preoccupazione costante di preservare le nozioni fondamentali della lotta rivoluzionaria che reagiamo oggi contro Victor Serge al quale abbiamo dato la nostra piena e intera solidarietà all'epoca del suo imprigionamento in Russia. Questa solidarietà gliela riaffermiamo, e a Trotsky con lui, quando il centrismo scatena contro di loro la sua campagna di assassinio e mobilizza tutte le canaglie del suo inferno per calunniare e insultare dei militanti che vogliono restare fedeli alla bandiera dell'Ottobre 1917.

Ma la solidarietà con i militanti colpiti dal nemico non ha mai significato l'accordo con le loro posizioni politiche o la negazione di ogni critica dei metodi e delle posizioni che introducono nel proletariato. La situazione che viviamo attualmente è troppo tragica e ogni equivoco, ogni confusione, ogni opportunismo si paga con il sangue degli operai. Tanto peggio per Victor Serge se il letterato cancella in lui il marxista e se intende abbandonare il cammino in cui si forgiano le armi della rivoluzione comunista per seguire le vie del sentimentalismo letterario dove è permesso collaborare con il Poum, la sinistra di Pivert e i piccolo borghesi di Bergery.

La lotta di classe segue un corso che non ha nulla a che vedere con le improvvisazioni individuali. Essa ha le sue leggi di cui bisogna trovare l'evoluzione nelle diverse fasi storiche e se non si ha la forza di far proprio questo processo che solo è reale, si abbandona il terreno della lotta proletaria e si fa della letteratura. La condizione suprema per restare fedeli all'ideale, alle finalità che persegue inesorabilmente la classe operaia consiste dunque nella fedeltà assoluta al metodo marxista che non può concepirsi al di fuori della lotta degli operai per costituirsi in classe, cioè in partito politico. A nostro avviso, Victor Serge abbandona oggi questo terreno perché nella misura in cui imbocca una via diversa da quella che può permettere ai proletari di selezionare i quadri del loro partito di domani, abbandona il marxismo e si ritrova contro il suo passato di bolscevico. E' penoso dover ricordare a dei vecchi militanti quanto hanno scritto per porli di fronte alla loro involuzione attuale. Tuttavia è quanto dobbiamo fare con Victor Serge. In L'anno primo della rivoluzione russa, Victor Serge scriveva: «Il partito è il sistema nervoso - e il cervello - della classe operaia. I capi e i quadri hanno nel partito il ruolo del cervello e del sistema nervoso nell'organismo. Ma non bisogna prendere questo paragone immaginario alla lettera: la differenza delle funzioni in un organismo vivente è molto diversa da quella che si trova nella società. Per quanto coscienti siano, i militanti del partito non possono conoscere la situazione nel suo insieme: fanno loro difetto l'informazione, il legame, l'istruzione, la preparazione teorica e professionale (del rivoluzionario), a dispetto del loro valore personale, se non appartengono ai quadri del partito, selezionati in anni di lotta e di lavoro, assecondati dalle buone volontà del movimento intero che dispone dell'apparato del partito, avvezzo al pensiero e all'azione» (pag.52). Ma i tempi sono cambiati e quanto era vero ieri non lo sarà più oggi. Di fronte alla tormenta degli avvenimenti di Spagna, Victor Serge si è gettato a corpo morto nel POUM e dopo i massacri di Mosca ha creduto poter lanciare le sue veementi proteste e i suoi racconti «popolari» della tragedia sovietica in questi ambienti dove non si sogna che di mischiare la coscienza di classe dei proletari in dei «Crapouillot» che sono delle industrie di scandali all'uso del «grande pubblico». Si può dire la verità anche dall'alto del letamaio diceva la vecchia Clara Zetkin. Può darsi. Ma noi pensiamo che la verità rivoluzionaria trova il suo posto unicamente ed esclusivamente là dove è il suo posto: negli ambienti proletari dove si esprime uno sforzo politico in vista dell'emancipazione degli sfruttati. E che non si veda in questo l'espressione di un «vecchio infantilismo», ma l'espressione di una verità elementare e cioè che l'idea rivoluzionaria per essere efficace deve diventare un'arma rivoluzionaria e parlare dall'alto di un letamaio vuol dire mettere se stessi nel letame. La coscienza storica del proletariato che si forgia al di fuori di una organizzazione, al di fuori di una ossatura di partito, è così inconcepibile quanto la coscienza umana al di fuori del corpo umano. Il solo luogo in cui la coscienza del proletariato si esprime è il suo organismo di classe. Di fronte agli avvenimenti di Spagna, Victor Serge aveva come primo dovere quello di fare lo sforzo che hanno fatto tutti i marxisti: confrontare i dati di fatto, l'evoluzione storica in cui si situano gli avvenimenti con il bagaglio ideologico a cui si richiama e che sarebbe l'espressione critica della Rivoluzione russa. Il suo primo dovere sarebbe stato allora di condurre una lotta in seno al movimento comunista internazionale per accelerare la formazione di quadri selezionati necessari per lo sforzo rivoluzionario decisivo del proletariato. Al contrario di questo cammino, Victor Serge ha aderito al Poum che è la negazione di tutto quanto lui stesso ha scritto sul partito e che, ben lontano dal presentarsi come l'evoluzione progressiva della coscienza del proletariato spagnolo ed internazionale (e questo appare attraverso un programma che permette all'organizzazione di intervenire e di agire seguendo le leggi della rivoluzione proletaria), non è che la diga più avanzata del capitalismo per strangolare le lotte dei proletari nella penisola iberica. Potrebbe Victor Serge negare che il suo nuovo partito si è costituito a rimorchio del Fronte Popolare in una accozzaglia di opportunisti che non hanno mai fatto il minimo sforzo per la cristallizzazione della coscienza proletaria? Infine il Poum ha occupato la stessa posizione dei menscevichi russi nel 1917, ha collaborato con Companys, che è integrato nello stato capitalista catalano, e non ha posto, nemmeno per un solo istante, il problema capitale della distruzione dello Stato capitalista? No compagno Serge, non vi permetteremo di accreditare la leggenda ultra falsa che il Poum è un nuovo partito bolscevico e che gli operai spagnoli che lo seguono sono chiamati a morire non per la guerra imperialista ma per la rivoluzione in marcia. E se, attualmente, V. Serge vuole invocare gli attacchi del centrismo contro il Poum per giustificare la sua posizione, farà non prova di comprensione e di chiaroveggenza ma di sentimentalismo mal posto. Chi bisogna compiangere ed aiutare con l'ultima delle energie sono gli operai spagnoli caduti vittime della mistificazione del Poum e non il partito contro-rivoluzionario che, dopo aver svolto la sua funzione demagogica di trascinare le masse a farsi massacrare per un cosiddetto socialismo (in realtà per mantenere il dominio del capitalismo) è oggi eliminato dai ministeri borghesi e sostituito con delle forze più adatte a far fronte agli operai nel nuovo periodo. V. Serge si è reso conto che il Poum ha occupato in Spagna una posizione che, in una situazione più avanzata che in Russia, era ben al di qua delle posizioni occupate dai bolscevichi? Ha già dimenticato il suo libro nel quale questi elementi storici sono stati fissati con una chiarezza che va a suo onore?

Succede a lui come a molti militanti che hanno pur tuttavia vissuto e partecipato allo sforzo iniziale della III Internazionale. La crisi generale del movimento operaio, la putrefazione del centrismo, la complessità delle nuove situazioni (che non è che il riflesso dell'incapacità del proletariato e dei suoi gruppi di avanguardia a comprendere gli avvenimenti) ha provocato una amnesia completa che permette di negare tutto quanto sembrava definitivamente acquisito ai marxisti più avanzati.

Gli uni fanno vela verso un revisionismo che si copre spesso di falsificazioni del pensiero di Rosa Luxemburg. Gli altri rischiano di cadere in un sentimentalismo letterario. Alcuni come Trotsky fondano Internazionali e Partiti nelle nuvole e per di più li costruiscono con dei veri opportunisti usciti dalla II Internazionale. Questo fenomeno di decadenza è particolarmente manifesto per i prodotti della vecchia opposizione bolscevica che avevano preso Trotsky come bandiera. Non fanno essi che esprimere la stanchezza terribile del proletariato russo che, dopo essere stato l'artigiano della più grande rivoluzione del nostro secolo, si fa decimare dal centrismo che passa ad una industrializzazione sfrenata, alla repressione feroce e al soffocamento di ogni reazione di classe? Se questa è la realtà, il dovere dei rivoluzionari internazionalisti di Russia dovrebbe essere quello di appoggiarsi sui nuclei di operai avanzati degli altri paesi e di cercarvi l'aiuto e il sostegno necessari. Ma per quanto grande sia stata la loro autorità, per quanto profonda possa essere la loro fede e la loro devozione alla causa, non hanno il diritto di portare clandestinamente una revisione agli insegnamenti che essi stessi avevano consegnato nei loro scritti e che sono il prodotto della lotta di classe.

Le leggi di quest'ultima fanno sì che il proletariato non possa agire come classe che se giunge a formulare la sua coscienza storica, il suo programma, il tipo nuovo di società di cui è il portavoce conformemente allo sviluppo stesso dei mezzi di produzione. La rivoluzione russa rappresenta una tappa decisiva dell'organizzazione storica del proletariato in classe che, tramite il partito bolscevico, si è concretizzata nel rovesciamento della società feudale-capitalista. Il cammino per arrivare a questa tappa fondamentale passa per la lotta contro il revisionismo in seno alla Seconda Internazionale, per il processo di formazione del partito bolscevico che accompagna in modo strettamente parallelo l'evoluzione della lotta di classe e segna la progressione della coscienza e della capacità di lotta degli operai russi.

Allo stesso modo che nell'epoca eroica del bolscevismo, delle lotte contro i menscevichi in seno alla II Internazionale, la condizione per forgiare l'organismo rivoluzionario era posta nella soluzione dei problemi del periodo storico in cui si entrava. I nuovi organismi del proletariato non possono sorgere oggi che dalle soluzioni nuove date ai nuovi problemi che la lotta di classe ci pone. Dobbiamo chiudere un bilancio che comincia con la rivoluzione russa e termina con la morte dell'Internazionale Comunista, con il tradimento dei partiti comunisti e la trasformazione della Russia in un agente tra i più attivi del capitalismo in seno al movimento operaio. La condizione per rimanere fedeli al marxismo è la capacità di accingersi a questo bilancio che, solo, può dar nascita a un organismo selezionato; al cervello del proletariato. Se oggi gli avvenimenti superano già questo sforzo critico e chiamano gli operai a fare la critica della critica con le armi, quando non hanno né organismo d'avanguardia né la possibilità di rispondere vittoriosamente all'assalto del capitalismo, se i movimenti sociali cadono nella guerra imperialista, la colpa non è nostra, perché la nostra frazione si è sforzata, per quanto poteva, di elevarsi all'altezza degli avvenimenti, ma la colpa è tutta di coloro che hanno dilapidato le forze della sinistra internazionale dopo il 1930, di tutti i revisionisti di destra che hanno preparato la sbandata di numerosi militanti nella socialdemocrazia (i Suovarine e soci).

Bisogna finire con serietà. La nostra frazione proclama la sua rottura netta e aperta con chi non comprende il peso terribile che pesa sulle loro spalle e che, malgrado un passato internazionalista, è oggi alleato delle forze di Unione sacra in Spagna. Se l'involuzione di personaggi che hanno giocato un ruolo di primo piano nel movimento comunista è definitiva o no, tutto ciò sarà ben evidenziato dalla loro evoluzione di domani. Ma allora si tratterà di una rottura brutale con la loro posizione attuale che permette al capitalismo di aggiungere una nota in più alla mistificazione che conduce al massacro gli operai spagnoli.

Victor Serge rompe con il suo passato nella misura in cui passa al Poum e accredita la menzogna che in Spagna non si tratta di guerra imperialista. Rosmer rompe con l'internazionalismo quando appoggia il Poum e chiama al sostegno delle forze antifasciste e non alla rivoluzione proletaria dai due lati del fronte.

Quelli che continuano l'opera per la quale i nostri maestri hanno dato gran parte della loro vita, quelli che restano nella via presa da Lenin sono soltanto le frazioni di sinistra che lottano per la rivoluzione proletaria sul terreno di classe del proletariato, con armi di classe e che forgiano i quadri, selezionano le idee che permetteranno la vittoria. No! Il marxismo non è letteratura: è un'arma scientifica di combattimento del proletariato contro la borghesia. Il letterato può essere un «compagno di strada» ma non una guida per milioni di sfruttati che vogliono un programma, che esigono un cervello: un partito di avanguardia. Ma trattare il marxismo come letteratura è rinnegare il marxismo, è sostituire all'analisi degli avvenimenti che hanno per scopo la ricerca delle tendenze dello sviluppo storico, la fotografia della contingenza dove l'assenza delle idee è dissimulata sotto l'eleganza dello stile. Questa immagine ce l'ha data Victor Serge in «Crapouillot» dove si trovano mescolati alla rinfusa l'apologia «popolare» di ottobre 1917, la degenerazione della Russia e dell'I.C., la difesa del Poum attaccato dai centristi in Spagna, la difesa di Trotsky e della vecchia guardia bolscevica, ecc...

Non c'è né marxismo, né creazione letteraria, ma una confusione di cose e di idee. Victor Serge avrebbe fatto meglio a lasciare ad André Gide e consorti il compito di scrivere per il «grande pubblico», e questo per restare, in segno di rispetto del suo passato, un militante marxista.

Bilan, n. 39, febbraio - marzo 1937

www.avantibarbari.it
 
Top
LevSedov
view post Posted on 23/12/2011, 11:25




Memorie di un rivoluzionario, di Victor Serge



Cop+Memorie+Serge+rid



CODICE
http://www.filesonic.com/file/884149554
 
Top
liberatario
view post Posted on 26/12/2011, 22:40




apparte che non condivido l'analisi sulla rivoluzione spagnola come guerra imperialista ma questo a monte qualcuno mi può indicare testi in materia (su sinistra comunista e guerra di spagna ) amche su i comunisti internazionalisti accorsi a salvare la rivoluzione catalana

salud y anarquia
 
Top
anticapitalista
view post Posted on 27/12/2011, 11:13





- "PROMETEO" sui fatti di SPAGNA:

* - L'esperienza spagnuola e la lotta del proletariato italiano (n.29, 1 aprile 1930)
http://www.international-communist-party.o...nt/30EspSpa.htm
* - Gli avvenimenti di Spagna (n.47, 1 marzo 1931)
http://www.international-communist-party.o...nt/31Spagna.htm
* - La repubblica in Ispagna (n.52, 17 maggio 1931)
http://www.international-communist-party.o...nt/31RepSpa.htm
* - Il capitalismo mondiale drizza, in Ispagna, il palo d'esecuzione del proletariato spagnolo ed Internazionale: Il significato reale del Comitato di non intervento negli affari di Spagna (n.138, novembre 1936)
http://www.international-communist-party.o...nt/36Drizza.htm
* - Contro la "industrializzazione" dei cadaveri sui fronti militari, per la ripresa delle lotte classiste! - L'unica arma di classe (n.139, 22 novembre 1936)
http://www.international-communist-party.o...nt/36Indust.htm
* - Mentre i sicari del Fronte Popolare scannano i proletari per le vie di Barcellona (n.145, 30 maggio 1937)
http://www.international-communist-party.o...nt/37Sicari.htm
* - Piombo, Mitraglia, Galera: così risponde il Fronte Popolareagli operai di Barcellona che osan resistere all'attacco capitalista (n.145 del 30 maggio 1937)
http://www.international-communist-party.o...cari.htm#Piombo
* - Spiragli di luce (n.146 del 4 luglio 1937)
http://www.international-communist-party.o...nt/37Spirag.htm
 
Top
4 replies since 7/10/2009, 12:41   321 views
  Share