Forum Comunista Internazionalista

Scritto di Stalin sul monopolio contrario alle teorie Marxiste

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Il Quarto Stato
view post Posted on 7/1/2009, 15:51 by: Il Quarto Stato




A questo proposito, Stalin, in polemica con Trotski e Zinoviev, osservava nel 1926 (ved. La deviazione socialdemocratica nel nostro partito, in Stalin, Opere, vol. 8, Roma, Edizioni Rinascita, 1954, pp. 304-306):
« Questo è stato scritto fra il 1840 e il 1850, quando il capitalismo monopolistico non esisteva ancora...
« Nel vecchio periodo, nel periodo del capitalismo premonopolistico, nel periodo preimperialistico, quando il globo terrestre non era stato ancora spartito fra i gruppi finanziari, quando la nuova spartizione violenta di quanto era già stato diviso non era ancora una questione di vita o di morte per il capitalismo, quando l'ineguaglianza dello sviluppo economico non era e non poteva essere così acuta come divenne in seguito, quando le contraddizioni del capitalismo non avevano ancora raggiunto quel grado di sviluppo in cui trasformano il capitalismo fiorente in capitalismo morente, schiudendo la possibilità della vittoria del socialismo in singoli paesi, in questo vecchio periodo la formula di Engels era incontestabilmente giusta. Nel nuovo periodo, nel periodo dello sviluppo dell'imperialismo, quando l'ineguaglianza di sviluppo dei paesi capitalistici si è trasformata in forza decisiva dello sviluppo imperialistico, quando i conflitti e le guerre inevitabili fra gli imperialisti hanno indebolito il fronte dell'imperialismo e ne hanno reso possibile la rottura in singoli paesi, quando la legge dello sviluppo ineguale del capitalismo, scoperta da Lenin, si è trasformata nella base su cui si fonda la teoria della vittoria del socialismo in singoli paesi, in queste condizioni la vecchia formula di Engels, diviene ormai errata, in queste condizioni essa deve inevitabilmente essere sostituita dall'altra formula, che parla della possibilità della vittoria del socialismo in un solo paese ».


Questo è un testo di Stalin riguardo il monopolio e il socialismo in un solo paese.
Inizo subito a smontare le affermazioni di questo cialtrone spacciatosi per leninista con una citazione di "Principi del Comunismo" di F. Engels:
"19. Questa rivoluzione potrà verificarsi soltanto in un singolo paese?

No. La grande industria, già per il fatto di aver creato il mercato mondiale, ha collegato tutti i popoli della terra, e specialmente quelli civili, a tal punto che ogni popolo dipende da quello che accade presso un altro. Inoltre, essa ha livellato lo svolgimento della società in tutti i paesi civili al punto che in tutti questi paesi borghesia e proletariato sono diventati le due classi decisive della società, e la lotta fra queste due classi è diventata la lotta principale dei nostri giorni. La rivoluzione comunista non sarà quindi una rivoluzione soltanto nazionale, sarà una rivoluzione che avverrà contemporaneamente in tutti i paesi civili, cioè per lo meno in Inghilterra, America, Francia e Germania. Si svilupperà più rapidamente o più lentamente in ognuno di questi paesi, a seconda che l'uno o l'altro di essi possiede una industria più o meno perfezionata, una ricchezza maggiore o minore, una massa di forze produttive più o meno importante. In Germania quindi l'attuazione della rivoluzione è lentissima e difficilissima, in Inghilterra rapidissima e facilissima. E anche negli altri paesi del mondo essa farà sentire un'importante ripercussione, e trasformerà completamente il tipo seguito fino ad ora dal loro svolgimento e lo accelererà di molto. E' una rivoluzione universale e avrà perciò anche un terreno universale."
F. Engels, Principi del Comunismo

Ora per smontare anche le dichiarazioni, fatte senza nessuna dimostrazione pratica e oggettiva vi riporto passi del Capitale dove Marx, in riferimento al capitalismo del 1815, parla di monopolio, al contrario di quanto afferma Stalin, dicenco che nel 1850 il capitalismo monopolistico non esisteva.


CITAZIONE
Questo è stato scritto fra il 1840 e il 1850, quando il capitalismo monopolistico non esisteva ancora - Stalin

Il capitale non ha inventato il pluslavoro. Ovunque una parte della società possegga il monopolio dei mezzi di produzione, il lavoratore, libero o schiavo, deve aggiungere al tempo di lavoro necessario al suo sostentamento tempo di lavoro eccedente per produrre i mezzi di sostentamento per il possessore dei mezzi di produzione[41], sia questo proprietario bello e buono, cioè nobile ateniese, teocrate etrusco, civis romanus, barone normanno, negriero americano, boiardo valacco, proprietario agrario moderno, o capitalista[42]

Ne conseguono in parte sussidi statali a privati, come in Francia all’epoca di Colbert e come in diversi Stati tedeschi fino all’epoca nostra, in parte la costituzione di società con un monopolio legale per l’esercizio di determinati rami dell’industria e del commercio[206], precorritrici delle moderne società per azioni.

Durante questo periodo di transizione, in cui l’industria meccanica rimane una specie di monopolio, i profitti sono quindi straordinari, e il capitalista cerca di sfruttare più a fondo possibile « questo primo periodo del giovane amore» (F. SCHILLER, La campana.), prolungando il più possibile la giornata lavorativa. La mole del profitto istiga la brama di un profitto anche maggiore.

Dunque nei primi quarantacinque anni dell’industria cotoniera inglese, dal 1770 (cosa diceva Stalin, che nel 1850 non esisteva il monopolio vero?) al 1815, si trovano solo cinque anni di crisi e di stagnazione; ma questo è stato il periodo del suo monopolio mondiale.

Ma gli interessi conservatori, di cui il Malthus era schiavo, gli impedivano di vedere che il prolungamento smisurato della giornata lavorativa unito ad uno sviluppo straordinario delle macchine e allo sfruttamento del lavoro di donne e di fanciulli, doveva ridurre in «soprannumero» una gran parte della classe operaia, in ispecie non appena fossero cessati e la richiesta per ragioni belliche e il monopolio inglese sul mercato mondiale. Naturalmente era molto più comodo e molto più rispondente agli interessi delle classi dominanti, idolatrate dal Malthus proprio da quel prete che era, spiegare questa « sovrappopolazione» con le leggi eterne della natura anzichè con le leggi naturali esclusivamente storiche della produzione capitalistica.

Alla quarta edizione. I più moderni trust inglesi e americani tendono già a questa meta cercando di unire in una grande società per azioni, avente pratica mente il monopolio, per lo meno tutte le grandi aziende di un ramo d’affari. F. E.).
Le leggi inglesi sul grano del 1815 assicuravano all’Irlanda il monopolio della libera importazione di grano in Gran Bretagna. Favorivano dunque in maniera artificiosa la coltivazione del grano. Questo monopolio fu annullato improvvisamente nel 1846 con l’abolizione delle leggi sul grano. Astraendo da tutte le altre circostanze basta questo solo avvenimento per dare uno slancio potente alla trasformazione di terre coltivate irlandesi in pascoli, alla concentrazione delle affittanze, e alla Cacciata dei piccoli contadini. Dopo che dal 1815 fino al 1846 si era celebrata la fertilità del suolo irlandese e si era dichiarato ad alta voce che quel suolo era dalla natura stessa destinato alla coltivazione del grano, d’allora in poi improvvisamente gli agronomi, economisti, uomini politici scoprono che non è adatto che a produrre foraggio! Il signor Léonce de Lavergne si è affrettato a ripetere la cosa al di là della Manica. Ci vuole un uomo «serio» alla Lavergne per lasciarsi incantare da simili puerilità.

La Compagnia inglese delle Indie Orientali aveva ottenuto, come si sa, oltre al dominio politico nelle Indie Orientali, il monopolio esclusivo del commercio del tè, del commercio con la Cina in genere e del trasporto delle merci dall’Europa e per l’Europa. Ma la navigazione costiera dell’India e fra le isole, come pure il commercio all’interno dell’India, erano divenuti monopolio degli alti funzionari della Compagnia. I monopoli del sale, dell’oppio, del betel e di altre merci erano miniere inesauribili di ricchezza. I funzionari stessi fissavano i prezzi e scorticavano a piacere l’infelice indù

Il monopolio del capitale diventa un vincolo del modo di produzione, che è sbocciato insieme ad esso e sotto di esso. La centralizzazione dei mezzi di produzione e la socializzazione del lavoro raggiungono un punto in cui diventano incompatibili col loro involucro capitalistico. Ed esso viene spezzato. Suona l’ultima ora della proprietà privata capitalistica. Gli espropriatori vengono espropriati.

Karl Marx in riferimento al capitalismo del 1815.
Consiglio di leggere Marx piuttosto che Stalin.
 
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