Forum Comunista Internazionalista

Scritto di Stalin sul monopolio contrario alle teorie Marxiste

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Il Quarto Stato
view post Posted on 7/1/2009, 15:51




A questo proposito, Stalin, in polemica con Trotski e Zinoviev, osservava nel 1926 (ved. La deviazione socialdemocratica nel nostro partito, in Stalin, Opere, vol. 8, Roma, Edizioni Rinascita, 1954, pp. 304-306):
« Questo è stato scritto fra il 1840 e il 1850, quando il capitalismo monopolistico non esisteva ancora...
« Nel vecchio periodo, nel periodo del capitalismo premonopolistico, nel periodo preimperialistico, quando il globo terrestre non era stato ancora spartito fra i gruppi finanziari, quando la nuova spartizione violenta di quanto era già stato diviso non era ancora una questione di vita o di morte per il capitalismo, quando l'ineguaglianza dello sviluppo economico non era e non poteva essere così acuta come divenne in seguito, quando le contraddizioni del capitalismo non avevano ancora raggiunto quel grado di sviluppo in cui trasformano il capitalismo fiorente in capitalismo morente, schiudendo la possibilità della vittoria del socialismo in singoli paesi, in questo vecchio periodo la formula di Engels era incontestabilmente giusta. Nel nuovo periodo, nel periodo dello sviluppo dell'imperialismo, quando l'ineguaglianza di sviluppo dei paesi capitalistici si è trasformata in forza decisiva dello sviluppo imperialistico, quando i conflitti e le guerre inevitabili fra gli imperialisti hanno indebolito il fronte dell'imperialismo e ne hanno reso possibile la rottura in singoli paesi, quando la legge dello sviluppo ineguale del capitalismo, scoperta da Lenin, si è trasformata nella base su cui si fonda la teoria della vittoria del socialismo in singoli paesi, in queste condizioni la vecchia formula di Engels, diviene ormai errata, in queste condizioni essa deve inevitabilmente essere sostituita dall'altra formula, che parla della possibilità della vittoria del socialismo in un solo paese ».


Questo è un testo di Stalin riguardo il monopolio e il socialismo in un solo paese.
Inizo subito a smontare le affermazioni di questo cialtrone spacciatosi per leninista con una citazione di "Principi del Comunismo" di F. Engels:
"19. Questa rivoluzione potrà verificarsi soltanto in un singolo paese?

No. La grande industria, già per il fatto di aver creato il mercato mondiale, ha collegato tutti i popoli della terra, e specialmente quelli civili, a tal punto che ogni popolo dipende da quello che accade presso un altro. Inoltre, essa ha livellato lo svolgimento della società in tutti i paesi civili al punto che in tutti questi paesi borghesia e proletariato sono diventati le due classi decisive della società, e la lotta fra queste due classi è diventata la lotta principale dei nostri giorni. La rivoluzione comunista non sarà quindi una rivoluzione soltanto nazionale, sarà una rivoluzione che avverrà contemporaneamente in tutti i paesi civili, cioè per lo meno in Inghilterra, America, Francia e Germania. Si svilupperà più rapidamente o più lentamente in ognuno di questi paesi, a seconda che l'uno o l'altro di essi possiede una industria più o meno perfezionata, una ricchezza maggiore o minore, una massa di forze produttive più o meno importante. In Germania quindi l'attuazione della rivoluzione è lentissima e difficilissima, in Inghilterra rapidissima e facilissima. E anche negli altri paesi del mondo essa farà sentire un'importante ripercussione, e trasformerà completamente il tipo seguito fino ad ora dal loro svolgimento e lo accelererà di molto. E' una rivoluzione universale e avrà perciò anche un terreno universale."
F. Engels, Principi del Comunismo

Ora per smontare anche le dichiarazioni, fatte senza nessuna dimostrazione pratica e oggettiva vi riporto passi del Capitale dove Marx, in riferimento al capitalismo del 1815, parla di monopolio, al contrario di quanto afferma Stalin, dicenco che nel 1850 il capitalismo monopolistico non esisteva.


CITAZIONE
Questo è stato scritto fra il 1840 e il 1850, quando il capitalismo monopolistico non esisteva ancora - Stalin

Il capitale non ha inventato il pluslavoro. Ovunque una parte della società possegga il monopolio dei mezzi di produzione, il lavoratore, libero o schiavo, deve aggiungere al tempo di lavoro necessario al suo sostentamento tempo di lavoro eccedente per produrre i mezzi di sostentamento per il possessore dei mezzi di produzione[41], sia questo proprietario bello e buono, cioè nobile ateniese, teocrate etrusco, civis romanus, barone normanno, negriero americano, boiardo valacco, proprietario agrario moderno, o capitalista[42]

Ne conseguono in parte sussidi statali a privati, come in Francia all’epoca di Colbert e come in diversi Stati tedeschi fino all’epoca nostra, in parte la costituzione di società con un monopolio legale per l’esercizio di determinati rami dell’industria e del commercio[206], precorritrici delle moderne società per azioni.

Durante questo periodo di transizione, in cui l’industria meccanica rimane una specie di monopolio, i profitti sono quindi straordinari, e il capitalista cerca di sfruttare più a fondo possibile « questo primo periodo del giovane amore» (F. SCHILLER, La campana.), prolungando il più possibile la giornata lavorativa. La mole del profitto istiga la brama di un profitto anche maggiore.

Dunque nei primi quarantacinque anni dell’industria cotoniera inglese, dal 1770 (cosa diceva Stalin, che nel 1850 non esisteva il monopolio vero?) al 1815, si trovano solo cinque anni di crisi e di stagnazione; ma questo è stato il periodo del suo monopolio mondiale.

Ma gli interessi conservatori, di cui il Malthus era schiavo, gli impedivano di vedere che il prolungamento smisurato della giornata lavorativa unito ad uno sviluppo straordinario delle macchine e allo sfruttamento del lavoro di donne e di fanciulli, doveva ridurre in «soprannumero» una gran parte della classe operaia, in ispecie non appena fossero cessati e la richiesta per ragioni belliche e il monopolio inglese sul mercato mondiale. Naturalmente era molto più comodo e molto più rispondente agli interessi delle classi dominanti, idolatrate dal Malthus proprio da quel prete che era, spiegare questa « sovrappopolazione» con le leggi eterne della natura anzichè con le leggi naturali esclusivamente storiche della produzione capitalistica.

Alla quarta edizione. I più moderni trust inglesi e americani tendono già a questa meta cercando di unire in una grande società per azioni, avente pratica mente il monopolio, per lo meno tutte le grandi aziende di un ramo d’affari. F. E.).
Le leggi inglesi sul grano del 1815 assicuravano all’Irlanda il monopolio della libera importazione di grano in Gran Bretagna. Favorivano dunque in maniera artificiosa la coltivazione del grano. Questo monopolio fu annullato improvvisamente nel 1846 con l’abolizione delle leggi sul grano. Astraendo da tutte le altre circostanze basta questo solo avvenimento per dare uno slancio potente alla trasformazione di terre coltivate irlandesi in pascoli, alla concentrazione delle affittanze, e alla Cacciata dei piccoli contadini. Dopo che dal 1815 fino al 1846 si era celebrata la fertilità del suolo irlandese e si era dichiarato ad alta voce che quel suolo era dalla natura stessa destinato alla coltivazione del grano, d’allora in poi improvvisamente gli agronomi, economisti, uomini politici scoprono che non è adatto che a produrre foraggio! Il signor Léonce de Lavergne si è affrettato a ripetere la cosa al di là della Manica. Ci vuole un uomo «serio» alla Lavergne per lasciarsi incantare da simili puerilità.

La Compagnia inglese delle Indie Orientali aveva ottenuto, come si sa, oltre al dominio politico nelle Indie Orientali, il monopolio esclusivo del commercio del tè, del commercio con la Cina in genere e del trasporto delle merci dall’Europa e per l’Europa. Ma la navigazione costiera dell’India e fra le isole, come pure il commercio all’interno dell’India, erano divenuti monopolio degli alti funzionari della Compagnia. I monopoli del sale, dell’oppio, del betel e di altre merci erano miniere inesauribili di ricchezza. I funzionari stessi fissavano i prezzi e scorticavano a piacere l’infelice indù

Il monopolio del capitale diventa un vincolo del modo di produzione, che è sbocciato insieme ad esso e sotto di esso. La centralizzazione dei mezzi di produzione e la socializzazione del lavoro raggiungono un punto in cui diventano incompatibili col loro involucro capitalistico. Ed esso viene spezzato. Suona l’ultima ora della proprietà privata capitalistica. Gli espropriatori vengono espropriati.

Karl Marx in riferimento al capitalismo del 1815.
Consiglio di leggere Marx piuttosto che Stalin.
 
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view post Posted on 24/8/2009, 12:56
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compagno

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Consiglio di leggere anche Lenin di cui Stalin fu il più fedele allievo.

Se si volesse dare la definizione più concisa possibile dell'imperialismo, si dovrebbe dire che l'imperialismo è lo stadio monopolistico del capitalismo. Tale definizione conterrebbe l'essenziale, giacché da un lato il capitale finanziario è il capitale bancario delle poche grandi banche monopolistiche fuso col capitale delle unioni monopolistiche industriali, e d'altro lato la ripartizione del mondo significa passaggio dalla politica coloniale, estendentesi senza ostacoli ai territori non ancor dominati da nessuna potenza capitalistica, alla politica coloniale del possesso monopolistico della superficie terrestre definitivamente ripartita.

Ma tutte le definizioni troppo concise sono bensì comode, come quelle che compendiano l'essenziale del fenomeno in questione, ma si dimostrano tuttavia insufficienti, quando da esse debbono dedursi i tratti più essenziali del fenomeno da definire. Quindi noi -senza tuttavia dimenticare il valore convenzionale e relativo di tutte le definizioni, che non possono mai abbracciare i molteplici rapporti, in ogni senso, del fenomeno in pieno sviluppo- dobbiamo dare una definizione dell'imperialismo, che contenga i suoi cinque principali contrassegni, e cioè:

1) la concentrazione della produzione e del capitale, che ha raggiunto un grado talmente alto di sviluppo da creare i monopoli con funzione decisiva nella vita economica;

2) la fusione del capitale bancario col capitale industriale e il formarsi, sulla base di questo "capitale finanziario", di un'oligarchia finanziaria;

3) la grande importanza acquistata dall'esportazione di capitale in confronto con l'esportazione di merci;

4) il sorgere di associazioni monopolistiche internazionali di capitalisti, che si ripartiscono il mondo;

5) la compiuta ripartizione della terra tra le più grandi potenze capitalistiche.

L'imperialismo è dunque il capitalismo giunto a quella fase di' sviluppo, in cui si è formato il dominio dei monopoli e del capitale finanziario, l'esportazione di capitale ha acquistato grande importanza, è cominciata la ripartizione del mondo tra i trust internazionali, ed è già compiuta la ripartizione dell'intera superficie terrestre tra i più grandi paesi capitalistici.


tratto dall'Imperialismo di Lenin
 
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Bèla Kun
view post Posted on 24/8/2009, 22:36




CITAZIONE
Consiglio di leggere anche Lenin di cui Stalin fu il più fedele allievo.

parola di stalinista.
sei off-forum
 
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view post Posted on 26/8/2009, 11:16
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Sono state dimostrate errate le argomentazioni di Marco con le stesse parole di Lenin.
I troscoidi possono solo riempirsi la bocca del loro peggiore incubo "lo stalinismo".
 
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Bèla Kun
view post Posted on 26/8/2009, 12:14




CITAZIONE (carre @ 26/8/2009, 12:16)
Sono state dimostrate errate le argomentazioni di Marco con le stesse parole di Lenin.
I troscoidi possono solo riempirsi la bocca del loro peggiore incubo "lo stalinismo".

A parte che noi con Trotsky c'entriamo poco, e comunque storicamente i troskisti hanno sempre supportato chi ha ammazzato il loro riferimento teorico..
e tu chi saresti il cerbero controllore di internet castigatore di chi non ha le carte in regola per diventare un esaltato ammiratore di stalin e compagnia?
Stai al tuo posto carre e chiacchera pure con quelli della tua veneranda età, scambiatevi i bustini di quell'infame di stalin in una partita a briscola..

 
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Schopenbach
view post Posted on 26/8/2009, 14:01




CITAZIONE (carre @ 26/8/2009, 12:16)
Sono state dimostrate errate le argomentazioni di Marco con le stesse parole di Lenin.
I troscoidi possono solo riempirsi la bocca del loro peggiore incubo "lo stalinismo".

Se Stalin fosse stato il più fedele allievo di lenin non avrebbe mai parlato di "comunismo in un solo paese" creando uno degli stati con il più alto livello della concentrazione di capitale, nelle mani di una sola, grande azienda: lo stato. Uno stato imperialista come gli altri.. Capitalismo di stato... Che comunque non sarebbe del tutto corretto, poichè nel '37 venne privatizzata la banca centrale russa :P
E comunque basta con questa faccenda trotsky-stalin, siete rimasti indietrissimo e parate sempre lì.. se noti, nel forum, non si parla solo di stalin, che è uno dei tanti argomenti...
 
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cucchiaroni82
view post Posted on 26/8/2009, 20:15




CITAZIONE (carre @ 26/8/2009, 12:16)
stalinismo

questo c'entra con la derattizzazione

CITAZIONE (carre @ 26/8/2009, 12:16)
peggiore incubo

che paura :D
 
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falco80
view post Posted on 13/10/2009, 17:32




CITAZIONE (Schopenbach @ 26/8/2009, 15:01)
Che comunque non sarebbe del tutto corretto, poichè nel '37 venne privatizzata la banca centrale russa :P

Potresti citarmi le fonti di questa notizia che ho letto anche da qualche altra parte ?. Grazie.
 
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MA07
view post Posted on 13/10/2009, 18:28




Bela Kun mi sei piaciuto!!!
 
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mm81
view post Posted on 7/6/2010, 16:22




CITAZIONE
« Nel vecchio periodo, nel periodo del capitalismo premonopolistico, nel periodo preimperialistico, quando il globo terrestre non era stato ancora spartito fra i gruppi finanziari, quando la nuova spartizione violenta di quanto era già stato diviso non era ancora una questione di vita o di morte per il capitalismo, quando l'ineguaglianza dello sviluppo economico non era e non poteva essere così acuta come divenne in seguito, quando le contraddizioni del capitalismo non avevano ancora raggiunto quel grado di sviluppo in cui trasformano il capitalismo fiorente in capitalismo morente, schiudendo la possibilità della vittoria del socialismo in singoli paesi, in questo vecchio periodo la formula di Engels era incontestabilmente giusta. Nel nuovo periodo, nel periodo dello sviluppo dell'imperialismo, quando l'ineguaglianza di sviluppo dei paesi capitalistici si è trasformata in forza decisiva dello sviluppo imperialistico, quando i conflitti e le guerre inevitabili fra gli imperialisti hanno indebolito il fronte dell'imperialismo e ne hanno reso possibile la rottura in singoli paesi, quando la legge dello sviluppo ineguale del capitalismo, scoperta da Lenin, si è trasformata nella base su cui si fonda la teoria della vittoria del socialismo in singoli paesi, in queste condizioni la vecchia formula di Engels, diviene ormai errata, in queste condizioni essa deve inevitabilmente essere sostituita dall'altra formula, che parla della possibilità della vittoria del socialismo in un solo paese ».

Come al solito Carre, il messo zoppo del traditore Stalin - ha creato solo confusione ed ha dimostrato ancora una volta di aver solamente letto noiosamente gli scritti di Engels (tipica forma del piccolo-borghese che legge "di tutto"); perchè se avesse inteso un briciolo della dialettica marxista, avrebbe (ma che pretendo anche io da certa gentaglia che sputacchia aggettivi come "troscoide"?) notato tutte le falsità contenute nel passo citato di Stalin.
1) "[...] in questo vecchio periodo la formula di Engels era incontestabilmente giusta.
A quale formula di Engels si riferisce Stalin? Ad una falsità inventata da lui stesso. Secondo Stalin (becero contadinotto) la tesi "vecchia" (?!) marxista sarebbe stata la seguente: "Nel periodo del capitalismo concorrenziale (ma quando mai è esistito???) la rivoluzione socialista trionferà CONTEMPORANEAMENTE in tutti i paesi a capitalismo sviluppato". E' un falso mai proferito da labbra marx-engelsiane. TUTTI gli scritti di Marx-Engels arrivano (logicamente) a teorizzare la rivoluzione (SOLO questa, non anche l'economia socialista, per definizione sovranazionale) politica socialista in 1 solo paese. Poi Marx ed Engels si spingono oltre e arrivano a considerare la possibilità del socialismo (economico) in 1 solo paese; la risposta è SI' (anche se un paese può sì demolire gli ostacoli per il socialismo all'interno e contemporaneamente trovarsi immerso in un ambiente capitalista all'esterno; i suoi rapporti con gli stati esteri saranno mercantili-monetari, quindi capitalistici; allora deve adoperarsi per la rivoluzione mondiale; programma DENEGATO dalla Russia stalinista con l'esautoramento dell'Internazionale di Lenin e Trotsky; altrimenti si arriverà ad una guerra di tutti gli stati capitalisti contro la dittatura del proletariato), ma ad 1 condizione precisa: siano presenti le basi del socialismo, e quali sono? Monopoli e grandissima industria anche nell'agricoltura! Sono presenti queste condizioni nella Russia del 1953? NO; quindi la Russia non era neppure alle BASI del socialismo, figuriamoci alla socializzazione completa! Si possono "edificare" (come dice Carre nipotino degenere di Stalin) le basi del socialismo (ancora non è bestemmia), ma NON si edifica il socialismo come una ferrovia; potenza della dialettica: il socialismo è già qui proprio perchè non va costruito, ma sono presenti già le sue basi costruite dal capitalismo (altrimenti il socialismo sarebbe una società utopica da costruire coi LEGO forgiati da qualche idealista). Nella Critica del Programma di Gotha questo argomento è limpido: Marx pone l'aumento delle forze produttive come base del comunismo, NON come condizione per la fine del capitalismo! Non è con l'aumento dell'industrializzazione sfrenata che si "edifica" il socialismo (capito asino Carre?); le forze di produzione GIA' SONO TROPPE. L'aumento delle forze produttive ha senso in quei paesi in cui sono siano già troppe (come aveva senso nella Russia post-1917), per costruire le basi del socialismo, poi il processo si rovescia nel suo contrario (grazie alla rivoluzione mondiale) e le forze produttive sono tenute sotto controllo da un'economia socialista (il socialismo NON è aumento vertiginoso delle forze produttive!).

2) "[...] quando la legge dello sviluppo ineguale del capitalismo, scoperta da Lenin, si è trasformata nella base su cui si fonda la teoria della vittoria del socialismo in singoli paesi". FALSO. Lenin non ha scoperto niente che non fosse già stato teorizzato da Marx. Ogni formazione socio-economica mercantile non può che muoversi in maniera ineguale (e quindi le diverse formazioni tra loro si muoveranno inegualmente); la legge della caduta del tasso medio di profitto significa proprio ineguaglianza di sviluppo! E questa legge mi pare non sia di Lenin.
 
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Schopenbach
view post Posted on 8/6/2010, 12:21




CITAZIONE (falco80 @ 13/10/2009, 18:32)
CITAZIONE (Schopenbach @ 26/8/2009, 15:01)
Che comunque non sarebbe del tutto corretto, poichè nel '37 venne privatizzata la banca centrale russa :P

Potresti citarmi le fonti di questa notizia che ho letto anche da qualche altra parte ?. Grazie.

Mannaggia, non ricordo proprio.. Avevo un link, però..
 
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Erich Honecker
view post Posted on 8/6/2010, 20:15




CITAZIONE
NON come condizione per la fine del capitalismo! Non è con l'aumento dell'industrializzazione sfrenata che si "edifica" il socialismo (capito asino Carre?); le forze di produzione GIA' SONO TROPPE. L'aumento delle forze produttive ha senso in quei paesi in cui sono siano già troppe (come aveva senso nella Russia post-1917), per costruire le basi del socialismo, poi il processo si rovescia nel suo contrario (grazie alla rivoluzione mondiale) e le forze produttive sono tenute sotto controllo da un'economia socialista (il socialismo NON è aumento vertiginoso delle forze produttive!).

qui sei tu a cozzare mio caro.il salto qualitativo rivoluzionario che può avvenire nella società capitalista può avvenire solo perchè i rapporti di produzione capitalisti ostacolano lo sviluppo delle forze produttive(essendo il capitalismo un rapporto sociale di produzione ed i rapporti di proprietà privati).quindi la contraddizone si risolve con la trasformazione dei rapporti di produzionedi modo che le forze produttive non siano più postacolate dal progredire.
 
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mm81
view post Posted on 8/6/2010, 20:45




Come non capire un'acca di dialettica e continuare a parlarne!
Cercherò di parlare come a scuola.
Lo sviluppo delle forze produttive è condizione SUFFICIENTE per la fine del capitalismo? NO e poi NO. Che i rapporti di produzione BORGHESI ostacolino l'ULTERIORE sviluppo delle forze produttive sociali NON significa che SVILUPPANDO le forze produttive si METTE FINE al capitalismo! E' da super-asini fare un'affermazione del genere. Equivale a dire che per far morire il capitalismo bisogna svilupparlo in continuazione!!! Che i rapporti di produzione ostacolano lo sviluppo delle forze produttive significa solo che il capitalismo è arrivato ad un limite oltre il quale non può andare; ovvero: questo limite è la base per la possibilità del socialismo. Perciò si costruiscono SOLO le basi del socialismo; il socialismo NON si costruisce per nessun motivo al mondo.
Ricapitolando: non è con l'ulteriore o sviluppo delle forze produttive che si salta al socialismo; già il socialismo è qui perchè siamo arrivati alla creazione delle sue basi. Cari asini stalinisti che non avete mai studiato un'acca di Marx, ma lo avete solo letto maluccio è chiaro ora? Marx parla di far nascere una società nuova dalla vecchia GIA' feconda e il proletariato ha il compito del becchino e della levatrice! Le levatrici NON FECONDANO LE DONNE, LE AIUTANO E BASTA A FAR NASCERE QUALCOSA CHE GIA' C'E'. Misteri della dialettica ....
CITAZIONE
quindi la contraddizone si risolve con la trasformazione dei rapporti di produzionedi modo che le forze produttive non siano più postacolate dal progredire.

Questo non è equivalente a dire che il socialismo è vertiginoso aumento delle forze produttive! Gli aumenti vertiginosi li da il capitalismo proprio perchè un sistema anarchico che risolve (male) le sue contraddizioni SOLO A POSTERIORI. Il socialismo essendo - tra le altre cose - una pianificazione centralizzata, è per sua definizione NON vertiginoso nello sviluppo. Questa affermazione è di una logica stringente: se SO GIA' PRIMA di quanto devo aumentare la produzione, perchè devo farla aumentare vertiginosamente? Pianifico un aumento graduale che tenga conto della produzione totale. Ammazza qui siamo all'abbicì dell'esame di politica economica I di qualsiasi mediocre università sgangherata. Continuare a credere al socialismo come ad un sistema dove la produzione aumenta vertiginosamente (produzione per la produzione: delizia di tutti i PADRONI) è essere anti-comunisti al 100%.

Tutta la tua confusione esce da un errore che hanno fatto milioni di divulgatori stalinisti: credono le forze produttive siano COSE, mentre invece sono RAPPORTI SOCIALI (proprio come i rapporti di produzione). Anche qui si è ignorato totalmente MARX, il quale si è sgolato per decenni per far notare agli apologeti del capitale che un uomo di colore è sempre un negroide, ma solo in determinate condizioni è anche uno schiavo! Dire che il socialismo è lasciare che le forze produttive si sviluppino autonomamente e vertiginosamente (come stai sostenendo tu, criticando la mia affermazione per cui il socialismo è esattamente il contrario: controllo dello sviluppo e spesso suo rallentamento) è dire che anche nel socialismo agiranno CIECAMENTE forze naturali alle spalle degli uomini; proprio come ora! Bella fregatura ....
 
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Erich Honecker
view post Posted on 9/6/2010, 14:03




CITAZIONE
Come non capire un'acca di dialettica e continuare a parlarne!
Cercherò di parlare come a scuola.
Lo sviluppo delle forze produttive è condizione SUFFICIENTE per la fine del capitalismo? NO e poi NO. Che i rapporti di produzione BORGHESI ostacolino l'ULTERIORE sviluppo delle forze produttive sociali NON significa che SVILUPPANDO le forze produttive si METTE FINE al capitalismo! E' da super-asini fare un'affermazione del genere. Equivale a dire che per far morire il capitalismo bisogna svilupparlo in continuazione!!! Che i rapporti di produzione ostacolano lo sviluppo delle forze produttive significa solo che il capitalismo è arrivato ad un limite oltre il quale non può andare; ovvero: questo limite è la base per la possibilità del socialismo. Perciò si costruiscono SOLO le basi del socialismo; il socialismo NON si costruisce per nessun motivo al mondo.
Ricapitolando: non è con l'ulteriore o sviluppo delle forze produttive che si salta al socialismo; già il socialismo è qui perchè siamo arrivati alla creazione delle sue basi. Cari asini stalinisti che non avete mai studiato un'acca di Marx, ma lo avete solo letto maluccio è chiaro ora? Marx parla di far nascere una società nuova dalla vecchia GIA' feconda e il proletariato ha il compito del becchino e della levatrice! Le levatrici NON FECONDANO LE DONNE, LE AIUTANO E BASTA A FAR NASCERE QUALCOSA CHE GIA' C'E'. Misteri della dialettica ....

studia lenin va


asino sei tu affermando che lo sviluppo delle forze produttive significhi lo sviluppo della produzione per la produzione
 
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Stato Underground
view post Posted on 9/6/2010, 15:09




Erich o argomenti le tue posizioni oppure non rispondi. E' facile chiudere il tutto con uno "studiati lenin va", intanto mm ti sta portando una sua tesi alla quale non hai dato risposta seria. Te l'ho detto sei il benvenuto, ma solo per confronto serio e scientifico. E questo primo approccio non mi pare sia stato tale. Ti invito quindi ad argomentare le tue critiche.
 
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47 replies since 7/1/2009, 15:51   2320 views
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