| Sposto qui l'intervento sulla LTd'I-LCI (q), ovvero la "Lega Trotskista d'Italia, Sezione italiana della Lega Comunista Internazionale (quartinternazinalista)" sulla quale Falco 80 mi aveva chiesto informazioni nella discussione sull'aggressione di Lotta Comunista a Genova e che avevo inviato in quest'ultima ieri sera. Credo sia meglio metterlo qui.
"Eccomi, abbi pazienza. Il tempo di scrivere qualcosa al volo (poi devo scappare). Spero di non scordare niente. Scrivo un po’come capita, come mi vengono in mente le varie cose.
La LTdI in Italia è presente prevalentemente a Milano. “Ai miei tempi” (inizio anni novanta) aveva alcuni simpatizzanti a Roma e almeno due giovani che dalla Sicilia si trasferirono a Milano. Ora non ricordo, comunque nasce in Usa dalla scissione od espulsione dal Swp. Si rifà a J.P.Cannon, dirigente comunista americano.
E’/era relativamente forte in Usa (in varie città di tutto il paese), Canada, Francia, Germania, Regno Unito, Australia. Alcune sezioni più piccole erano sicuramente in Messico, Giappone, Spagna. All’inizio degli anni novanta stava reclutando negli ex paesi dell’Est.
E’, in effetti, a mio avviso e da quanto ricordo, la sola organizzazione ortodossamente trotskista, a differenza delle varie Lutte Ouvriere, Ligue Communiste Rivolutionarie, degli altri gruppi “pseudotrotskisti” (Satchman, Cliff, eccetera). In Italia, naturalmente, si distingueva dall’Lcr di Maitan e dalla Lsr (ora non ho ben capito bene cosa sia diventata, ma negli anni ottanta, quando la frequentai, era ferocemente anticomunista, aveva appoggiato di tutto, da Solidarnosc a Khomeini, poi aveva iniziato a gingillarsi con Durruti, eccetera). L’Lcr (legata a Pablo e Mandel) aveva fatto sua la pratica dell’entrismo ed abbandonato la difesa dell’Urss. Poi, come sai, confluì in Dp e, con essa, in Prc.
Comunque, per quanto ho letto di e su Trotsky (a distanza di anni ho scordato un po’di dettagli), la LTdI/Lci era davvero la sola a seguire correttamente Lenin e Trotsky (di cui erano considerati fondamentali "La rivoluzione permanente", "La rivoluzione tradita" ed il "Programma di transizione"). Naturalmente, lo dico subito, come sempre si può trattare anche del risultato di "interpretazioni differenti", del dare più o meno peso ad alcune od altre parti del pensiero di Lenin e Trotsky, nel come applicarle alle varie epoche e situazioni: per questo, semplifico al massimo, esistono la LTd'I, Swp, Bc, Cci, eccetera. Lc, ovvio, è diversa, perché lo fa in malafede, pretestuosamente, per intersse, eccetera.
Torando alla LTd'I, punti importanti erano, da Lenin, appunto il concetto che il partito debba essere tribuno del popolo, difendere tutte le categorie ad “oppressione speciale”, ovvero non solo quella economica, ma oppressione per ragioni di genere, razza, orientamento sessuale, religione. Le conquiste democratiche (diritto di voto, aborto, diritti civili, conquiste sindacali) devono essere difese e sostenute, anche in battaglie democratiche, ma sempre sottolineando come tali conquiste, in una società capitalistica, siano sempre parziali e provvisorie, pertanto solo un sistema comunista può garantirle definitivamente.
Sempre da Lenin, era l’appoggio alle lotte d’indipendenza noazionale, ovviamente non in senso nazionalistico, piccole patrie, sciovinismo, eccetera, ma quando si trattava di paesi e territori occupati, paesi sotto dominio coloniale, ecceetera. Circa la Palestina l’analisi era che, nel 1948 era sbaglaito creare un paese dal nulla come Israele, ma, ora che esso esiste ed è consolidato, è altrettanto sbagliato chiederne la distruzione. La soluzione è vista in uno stato multietnico, trattandosi di popolazioni ormai compenetrate, e di unire proletariato arabo ed israeliano contro le rispettive borghesie.
Quindi, in generale, appoggio “militare” ai movimenti d’indipendenza nazionale (ad es. il Pkk, i tamil, eccetera), ma nessun appoggio politico ai partiti nazionalisti borghesi (i suddetti, l’Olp, eccetera). Idem per Euskadi ed Irlanda, dove l’oppressione è comunque sfumata, legata oggi soprattutto a questioni d’identità culturale e linguistica (quyindi prudenza, verso possibili tendenze reazionarie e nazionalistiche).
Nessun appoggio ai nazionalismi reazionari ed ai governi fantoccio in Jugoslavia (Croazia, Kossovo), anzi appello appunto all’unità di classe contro le borghesie nazionalistiche in lotta, dopo la fine della Jugoslavia.
Rifiuto totale del Fronte Popolare (ricordo un numero speciale di Spartaco sulla questione della guerra civile spagnola), anche nelle elezioni. Infatti no c’è astensionismo aprioristico, si valuta di volta in volta la possibilità di dare un sostegno critico ad eventuali liste di sinistra che abbiano un programma “forte” (suppongo, ad esempio, Sinistra Critica sia scartata) e che non diano appoggio a coalizioni di fronte popolare. Questo però solo nella prospettiva di smascherare le dirigenze solo apparentemente rivoluzionarie e, quindi, portare la base a rompere con esse.
Sulla Resistenza, si riteneva avrebbe potuto/dovuto essere l’inizio di una rivoluzione comunista, ma era stata affossata dallo stalinismo (Pci, Stalin, Togliatti). La Costituzione borghese era considerata come un compromesso sfavorevole al proletarato
Ancora in riguardo alle elezioni, anche contemplata era la possibilità di utilizzare, leninisticamente, la campagna elettorale ed il parlamento come “tribuna rivoluzionaria”. In Germania, la sezione si chiama SpartakistPartei Arbeiter Deutschland, ma non so se efettivamente si sia mai presentata alle elezioni, in questo senso.
Pci, Prc e Pds (all’epoca), erano definiti “partiti operaio-borghesi”, ovvero con direzione e programma borghese, ma comunque con base operaia e proletaria. Si cercava di reclutare molto fra i giovani di Rifondazione, che non accettavano l’idea della “morte del comunismo”.
Nel sindacato, rispetto e appoggio per i sindacati combattivi (Cobas, eccetera), ma preferenza per il sindacato “maggiore” e l’unità sindacale, in quanto il sindacato deve essere “cinta di trasmissione” del partito verso la classe operaia. Inoltre per togliere illusioni sull’efficacia di mere lotte sindacali, prive di prospettiva politica e per non fare dl sindacato un sostituto del partito. Naturalmente questo non ha nulla a che vedere con quello che Lc fa nella Cgil. La LTdI chiamava per la formazione di “frazioni comuniste nei sindacati”. Classica posizione leniniana, direi.
Grande attenzione ai temi dei diritti delle donne (la sezione Usa, oltre al bisettimanale “Workers Vanguard”, stampava anche “Women and revolution”) e degli omosessuali.
Pratica delle “affermative actions”, ovvero prestare particolare attenzione alle categorie ad oppressione speciale (mi sembra si citassero, come esempio negativo da non imitare, le affermazioni del dirigente d’inizio secolo Debs che, in “buonafede”, sosteneva che i comunisti “non hanno niente di particolare da offrire alle donne”, o “ai neri”, ovvero intendendo che rifiuto della discriminazione doveva significare anche rifiuto di ogni particolare attenzione).
La prassi della Lci è, ad esempio, di affidare, a parità di capacità, una carica ad una donna (od un nero, o un gay) invece che a un uomo, bianco o etero, per favorirne la presenza ed il ruolo nel partito.
A livello interno, attenzione estrema per lessico, controllo e critica disciplinare di eventuali atteggiamenti maschilisti od omofobi. Bastava dire, ad esempio, “quella puttana della Gelmini”, perché si avviasse una serie di discussioni, equilibrate e corrette, con chi l’avesse detto. Comunque, non vi era formalismo o semplice ricerca del “politically correct”, ma reale consapevolezza di come anche piccoli dettagli, termini, atteggiamenti, anche inconsci, potessero segnalare residui di posizioni discriminatorie, eccetera.
Naturalmente, la stessa attenzione era rivolta alla questione dell’antisemitismo, che sappiamo essere ancora diffuso nella sinistra, anche se incoscio o “celato” dietro il (sacrosanto) antisionismo.
Pieni diritti di cittadinanza per tutti gli immigrati, regolari e non, incluso diritto di voto, sindacalizzazione (“a pari lavoro, pari salario”). Idem per i rom, eccetera.
Partecipazione al voto ai referendum (aborto, divorzio, articolo 18, fecondazione assistita), sempre ribadendo come solo le lotte rivoluzionarie e sindacali possano però garantire vere e durature conquiste.
Liberalizzazione di tutte le droghe, perché si tratt di diritti personali e perché la “lotta alla droga” è un cavallo di troia per la persecuzione degli immigrati, costretti allo spaccio dalla necessità, come manovalanza usata dalla criminalità.
Abolizione del concordato, espropriazione dei beni del Vaticano. Nessuna ingerenza clericale, difesa di aborto, Ru486, matrimoni gay (ovvero per il diritto ad essi, non perché l’istituzione matrimoniale sia vista come positiva in sé), eutanasia, eccetera. Niente 8per mille, ovvio, né sostegno statale alle scuole private.
Opposizione ad ogni forma di persecuzione religiosa, anche quando celata dietro la “laicità” (difesa del diritto delle studentesse islamiche in Francia a portare il velo, considerandone la proibizione come norma razzista e persecutoria, comunque auspicando la fine della religione, dell’oscurantismo, dell’oppressione delle donne musulmane, da perseguire però in altri modi). Quindi, ipoteticamente, anche la difesa di una minoranza cristiana in un paese in cui essa fosse perseguitata.
Nessuno spazio né tolleranza per i fascisti, appoggio e promozione di azioni anche violente contro fascisti e razzisti. I militanti americani sono stati, per quanto so, in prima fila in occasione di mobilitazioni e scontri contro Kkk e simili e per impedire manifestazioni fasciste in Germania, eccetera. Cartelloni e striscioni della SL/US dicevano “Destroy nazi scum”.
A Berlino, al parco Treptow, nel 1990, la Spad promosse una grande manifestazione contro i neonazisti. Però si sottolinea che debba essere l’intera classe operaia e non solo gli “antifascisti” ad opporsi ai fascisti, poiché questi ultimi sono visti, tuttoggi, principalmente come strumento della borghesia contro la classe operaia. Anche un numero di Spartaco titolava in prima pagina “Schiacciare il terrore razzista! Schiacciare l’austerità capitalista!” per sottolineare come la lotta contro il fascismo non possa essere scissa dalla lotta rivoluzionaria.
In Usa grande campagna del Partisan Defense Committee (organizzazione della SL che si batte per diritti civili, eccetera), ad esempio in difesa di Mumia Abu Jamal.
Difesa incondizionata di tutti i militanti di sinistra perseguitati dalla giustizia borghese (inclusi, cito a caso, terroristi, Br, Raf, Honecker, e cose come autonomia, black bloc, Sendero Luminoso, Eta, eccetera, ovviamente pur criticandone le posizioni, strategie, eccetera), con la sola esclusione di autori di uccisioni e stragi di civili.
Difesa del Cile di Allende, pur senza alcun appoggio politico alla sua politica di fronte popolare, contro il golpe Pinochet/Cia.
Posizione ortodossamente trotskista riguardo l’Urss (stato degenerato burocraticamente) e paesi satellite (paesi deformati, perché già nati come “stalinisti”).
Quindi difesa ad oltranza dei suddetti contro gli attacchi da parte dell’imperialismo, Germania nazista, Usa, eccetera. Difesa delle “conquiste dell’ottobre” (diritti civili, stato sociale, educazione, sanità gratuite, lavoro sicuro, eccetera). Difesa di Cuba, Vietnam, Cina, Corea del Nord, eccetera.
Al contempo, appello per una “rivoluzione politica”, per abbattere la casta parassitaria burocratica e contro le pratiche staliniste, la repressione indiscriminata, per il centralismo democratico nel partito, contro l’involuzione stalinista definita “antirivoluzionaria” (non “controrivoluzionaria”) termidoriana, contro la teoria del socialismo in un paese solo, eccetera. Per la rivoluzione permanente, eccetera. Le posizioni ben note di Trotsky, insomma.
Appoggio alle insurrezioni di Budapest e Praga, in cui si ravvisava appunto la possibilità di un rivoluzione politica comunista antiburocratica. Totale opposizione alle agitazioni di Solidarnosc (reazionario, filoamericano, cattolico, antisemita, anticomunista) e appoggio al colpo di stato preventivo di Jaruzelsky.
Appoggio all’intervento in Afghanistan nel 1979 in appoggio al Pdpa. Era riconosciuto che esso fosse motivato principalmente da ragioni di interesse strategico (controllo di una zona instabile, appoggio ad un governo amico, eccetera), ma si sottolineava come l’intervento dell’Urss in appoggio al governo filosovietico del Pdpa (non entro in dettaglio, ora), fosse l’occasione per estendere le conquiste dell’Ottobre all’Afghanistan (liberazione delle donne, fine del potere dei mullah, alfabetizzazione, sviluppo economico,industrie, infrastrutture, modernizzazione, eccetera) .
Totale opposizione alla “controrivoluzione capitalista” (crollo del Muro, Gorbaciov, fine del Patto di Varsavia, dissoluzione dell’Urss, eccetera). La fine dell’Urss ha avuto, riassumo, tre effetti negativi: ha favorito la propaganda anticomunista la menzogna della “morte del comunismo”; ha gettato nella miseria milioni di cittadini dell’Urss e paesi del Patto e tolto il sostegno che essi davano, ad esempio, a Cuba; ha tolto combattività alla classe operaia mondiale, appunto per via della propaganda borghese sulla “fine del comunismo”; ha distrutto l’unico vero baluardo di opposizione militare (anche nucleare: la Lci si era opposta alle campagne sul disarmo, al pacifismo borghese) all’imperialismo americano.
Riconoscimento delle conquiste e del progresso dato dalla rivoluzione maoista in Cina (specie a proposito delle donne), fermo restando la critica allo stalinismo ed al maoismo.
Assoluta contrarietà alla violenza all’interno del movimento operaio (quindi, ad esempio, niente botte anche al peggior diessino all’anarchico incallito od al fricchettone da centro sociale), ma, ovvio, autodifesa in caso di aggressione.
Nessuna fiducia nella giustizia e polizia borghese (ad esempio non si chiede che lo stato intervenga contro i fascisti, ma si fa appello a mobilitazioni unitarie di tutta la sinistra e della classe operaia per toglierli di mezzo).
Costruire un partito leninista basato sul centralismo democratico, per guidare la classe operaia alla rivoluzione mondiale, costituendo soviet di operai, eccetera (molto Brian di Nazareth, insomma).
L’organizzazione della sezione italiana (e credo fosse così ovunque) era eccellente, seria ed efficiente, ma non rigida né autoritaria. Ciascuno versava quote proporzionali al reddito (simboliche per studenti e disoccupati), si effettuavano corsi di studio ed approfondimenti (ma cose serie e concrete, non come in Lc, ovvio), riunioni organizzative. Volantinaggi, partecipazione ai cortei per fare propaganda vendendo i giornali (diffusi anche davanti a fabbriche ed università), anche ad assemblee studentesche, ad esempio (ricordo un intervento fatto da un quadro ad un’assemblea per Mumia Abu Jamal a Roma).
Centralismo democratico, discussioni aperte, eccetera. I militanti si spostavano, per quanto possibile, nelle sezioni dei vari paesi. A Milano c’erano, ad esempio, anche australiani, francesi, un americano ed una tedesca dell’ex Rdt.
Nelle sezioni più grandi (Usa, Francia, Germania) credo ci fossero anche militanti a tempo pieno, che ricevevano la paga media di un buon operaio. In Usa c’era (c’è?) anche la Prometeus Research Library. Escludo decisamente speculazioni, interessi economici come quelli di Lc, ovvio.
Totale libertà personale (vita personale, coppie, omosessualità, abbigliamento, anche se, certo, cose "estreme" come creste punk e piercing a decine erano sconsigliati, anche se certo non proibiti, ma semplicemente per ragioni legate all’approccio, ad esempio, con operai, eccetera: del resto, chi vesta punk o simili difficilmente starà con LTdI, Bc, bordighisti, ecc.). Non intervento relativo all’uso di droghe, anche se esso era fortemente sconsigliato per i rischi a livello legale. Ovviamente non erano consentite attività illecite, criminali, eccetera.
In effetti quello italiano era solo un piccolo gruppo di propaganda, almeno fino al 1993. Poi non so cosa sia successo.
Gente in gamba e motivata, tutte persone, per quanto le ho conosciute, umanamente e politicamente serie, meritevoli di rispetto, devo dire. Qualcuno con i paraocchi, qualcuno meno, qualcuno autoironico, qualcuno no. Qualcuno simpatico, qualcuno meno. Come è normale. Studenti, lavoratori, impiegati. Uomini e donne.
Io avevo meno di vent’anni. Ero stupido. Il muro era già crollato. Un'epoca era finita. Bello o brutto che fosse.
Sono uscito dall’LTd’I perché ho rimesso l’orologio. Tutto qui. Su posizioni diciamo disfattiste, riformiste, frontepopuliste, “staliniste”, chiamale come vuoi. Il resto si può leggere sul forum dell’Uaar, se t’interessano altri dettagli.
Comunque sia andata, è la mia vita. E va bene così… Je ne regrette rien. Ciao"
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