Forum Comunista Internazionalista

lotta di classe in grecia

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connessioni
view post Posted on 7/2/2012, 08:48




occupato un ospedale in grecia

L'ospedale della cittadina di Kilkis in Grecia è stato occupato dai lavoratori che hanno organizzato una conferenza pubblichiamo il loro appello. Al di là dei limiti, riteniamo che sia un passaggio importante, che esprime un salto di qualità nelle mobilitazioni in Grecia, dove i lavoratori iniziano a capire la loro effettiva forza. Inoltre proprio per il settore sanitario coinvolto, e il suo ruolo nella società nel suo complesso e la sua dimensione corporativa rappresenta un importantissima dimostrazione di come si può oggi generalizzare la lotta.

Redazione Connessioni

I lavoratori dell’ospedale di Kilkis: medici, infermieri e il resto del personale che ha partecipato alla Assemblea Generale ha concluso che:


1
Riconosciamo che i problemi attuali e persistenti del Ε.Σ.Υ (il sistema sanitario nazionale) e delle anizzazioni correlate non possono essere risolti con richieste specifiche e isolate o richieste che servono i nostri interessi particolari, dal momento che questi problemi sono il prodotto di una più generale e anti- popolare politica di governo e del neoliberismo globale.

2.
Riconosciamo, inoltre, che, insistendo nel sostenere questo tipo di rivendicazioni contribuiamo al gioco spietato dell'autorità. Tale autorità, che, al fine di affrontare il suo nemico - cioè il popolo, indebolito e frammentato, vuole impedire la creazione di un fronte unito dei lavoratori ad un livello nazionale e globale con interessi e rivendicazioni comuni contro l'impoverimento sociale a cui porta la politica.

3.
Per questo motivo, mettiamo i nostri interessi particolari all'interno di un quadro generale delle rivendicazioni politiche ed economiche che vengono poste da una larga parte del popolo greco che oggi è sotto il più brutale attacco capitalista; rivendicazioni che per essere feconde devono essere sostenute fino alla fine, in collaborazione con le classi medie e inferiori della nostra società.

4.
L'unico modo per raggiungere questo obiettivo è mettere in discussione, in azione, non solo la sua legittimità politica, ma anche la legalità dell’arbitrario potere autoritario e anti-popolare e della gerarchia che si sta muovendo verso il totalitarismo a larghi passi.

5.
I lavoratori presso l'ospedale generale di Kilkis rispondono a questo totalitarismo con la democrazia. Occupiamo l'ospedale pubblico e lo mettiamo sotto il nostro controllo diretto e assoluto. L’ospedale di Kilkis, d'ora in poi sarà auto-governato e gli unici mezzi legittimi del processo decisionale amministrativo sarà l'Assemblea Generale dei lavoratori.

6.
Il governo non è sollevato dai suoi obblighi economici sul personale e forniture per l'ospedale, ma se continueranno a ignorare questi obblighi, saremo costretti ad informare il pubblico di questo e chiedere al governo locale, ma soprattutto alla società di sostenerci in ogni modo possibile per:
(a) la sopravvivenza del nostro ospedale
(b) il sostegno globale del diritto per l'assistenza sanitaria pubblica e gratuita
(c) il rovesciamento, attraverso una lotta comune popolare, dell'attuale governo e qualsiasi altra politica neoliberista, non importa da dove proviene
(d) una democratizzazione profonda e sostanziale, vale a dire, una società responsabile (piuttosto che un terzo partito) nel prendere le decisioni per il proprio futuro.

7.
Il sindacato dell’ospedale di Kilkis, comincerà dal 6 febbraio, il blocco del lavoro, fornendo solo il servizio di emergenza, fino al completo pagamento per le ore lavorate, e all’aumento del nostri salari ai livelli a cui era prima dell'arrivo della troika (UE -BCE-FMI). Nel frattempo, ben sapendo qual è la nostra missione sociale e quali sono i nostri obblighi morali, proteggeremo la salute dei cittadini che vengono in ospedale, fornendo assistenza sanitaria gratuita a chi ha bisogno, chiamando il governo ad accettare finalmente le proprie responsabilità.

8.
Decidiamo che una nuova assemblea generale si terrà, il Lunedi 13 febbraio nell'aula magna del nuovo edificio dell'ospedale alle ore 11, per decidere le procedure che sono necessarie per attuare in maniera efficace l'occupazione dei servizi amministrativi e di realizzare con successo l'auto-gestione della struttura ospedaliera, che partirà da quel giorno. Le assemblee generali si svolgeranno tutti i giorni e sarà lo strumento fondamentale per il processo decisionale per quanto riguarda i dipendenti e il funzionamento dell'ospedale.

Chiediamo la solidarietà del popolo e dei lavoratori provenienti da tutti i campi, la collaborazione di tutti i sindacati dei lavoratori e le organizzazioni progressiste, così come il supporto di qualsiasi organizzazione dei media che sceglie di dire la verità. Siamo determinati a continuare fin a quando i traditori che vendono il nostro paese e la nostra gente lasceranno. O loro o noi!

Le decisioni di cui sopra saranno rese pubbliche attraverso una conferenza stampa a cui tutti i mass media (locali e nazionali) saranno invitati Mercoledì 15/2/2012 alle ore 12.30. Le nostre assemblee quotidiane partiranno dal 13 febbraio. Informeremo i cittadini su ogni evento importante che si svolgono nel nostro ospedale per mezzo di comunicati stampa e conferenze. Inoltre, useremo tutti i mezzi disponibili per pubblicizzare questi eventi al fine di rendere questa mobilitazione un successo.

Chiamiamo
a) i nostri concittadini per mostrare solidarietà al nostro sforzo,
b) ogni cittadino ingiustamente vessato del nostro paese alla contestazione e all’opposizione, con azioni contro i suoi oppressori,
c) i colleghi di altri ospedali di prendere decisioni analoghe,
d) i dipendenti in altri settori del settore pubblico e privato e i partecipanti alle organizzazioni sindacali e progressiste a fare lo stesso, al fine di aiutare la nostra mobilitazione per assumere la forma di una resistenza e una rivolta dei lavoratori popolare e universale, fino alla nostra vittoria finale contro la elite economica e politica che oggi opprime il nostro paese e il mondo intero.

Lunedi 6 febbraio
 
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SpartacoLavagnini
view post Posted on 7/2/2012, 14:25




benvenuto, potresti presentarti nella sezione aposita?
 
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view post Posted on 25/2/2012, 12:53

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Il 21 febbraio scorso la troika ha sbloccato 130 miliardi di euro che andranno alla Grecia da qui al 2014. L’accordo prevede che il governo greco continui a fare la guerra alla classe lavoratrice attraverso:

- una ulteriore, radicale “deregulation” del mercato del lavoro, che faciliterà i maxi piani di licenziamento;
- la riduzione del 22% del salario minimo garantito;
- ulteriori tagli alle pensioni e alla spesa sanitaria;
- riduzione degli investimenti pubblici per 400 milioni di euro;
-privatizzazione delle società petrolifere, del gas e dell’acqua;
-15 mila licenziamenti nel settore pubblico, da realizzare entro il 2015.

Tutto questo su un proletariato già allo stremo: salari da fame, altissima disoccupazione, lunghissime file al collocamento e alle mense dei poveri. Si aggiungano le armi che la Grecia è costretta a comprare da Francia e Germania in cambio dell’aiuto europeo, “per importi annui che arrivano al 3% del Pil” (vedi il manifesto del 17 febbraio).

In questi due anni di forsennati attacchi alle proprie condizioni di vita e di lavoro, i proletari greci non sono rimasti a guardare: scioperi, anche prolungati, durissimi scontri con la polizia antisommossa, nascita di comitati e assemblee locali che decidono dal basso le forme di lotta da adottare, sono in Grecia all’ordine del giorno. La guerriglia che ha incendiato Atene il 12 febbraio, quando 100 mila manifestanti hanno assediato il parlamento mentre approvava le misure richieste dalla troika, ha dimostrato come il settore più combattivo del movimento di piazza (che i giornali borghesi continuano in mala fede a definire black bloc) non sia affatto isolato e anzi acquisti sempre più l’appoggio di chi si mobilita nelle strade.

Ma quanto potranno resistere, da soli, i proletari greci? Da un lato, infatti, la borghesia avanza unita: la classe dominante europea fa quadrato per salvare le banche e i capitalisti greci, continuando l’aggressione verso il mondo del lavoro. Dall’altra, invece, i proletari d’Europa sono divisi, si mobilitano — oltre che in modo del tutto insufficiente rispetto alla gravità della situazione — sempre in una prospettiva nazionale e dunque perdente in partenza, essendo chiaro che le politiche economiche vengono da tempo stabilite dalla borghesia almeno su scala continentale.

L’attacco ai proletari ellenici dovrebbe essere visto come una tappa del furioso assalto che ogni governo nazionale, per conto dei padroni, sta portando a tutto il proletariato europeo. Perché in Italia non si sciopera contro gli attacchi alla classe lavoratrice greca? La risposta è fin troppo semplice: qui non si sciopera nemmeno contro il governo Monti, figuriamoci se si va in piazza per gli operai greci!


Gli internazionalisti devono denunciare che è questo il grande punto debole del proletariato mondiale, e, in questo caso specifico, europeo: la mancanza di unità. Mobilitarsi come classe significa lottare in una prospettiva internazionale, cioè andare nella direzione opposta rispetto a quei sindacati — confederali e non — che invece chiedono “il rilancio dell’economia del paese”: il massimo dell’interclassismo e del servilismo nazionalistico!


Ai comunisti il compito di accelerare la formazione e il radicamento del partito rivoluzionario, senza il quale ogni rivolta, per quanto grande, non riuscirà mai a indicare la via d’uscita dal capitalismo.

articolo completo
www.leftcom.org/it/print/7960
 
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